martedì 27 marzo 2012

Dichiarazione del Presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, Franco Miano, sulla Prolusione del card. Angelo Bagnasco al Consiglio CEI


L’Italia ha bisogno di speranza. È questa l’esortazione che mi sembra emerga forte dalla prolusione del cardinale Angelo Bagnasco all’odierna riunione del Consiglio permanente dei vescovi italiani. Il nostro Paese ha bisogno di “costruttori di speranza” come Giuseppe Toniolo, a cui lo stesso cardinale Bagnasco fa riferimento, ricordandone l’ormai prossima beatificazione, il 29 aprile, definendolo «esponente esemplare di un laicato italiano» da cui «è derivato, per il nostro Paese, un cattolicesimo incisivo e fecondo».

Serve speranza per vincere la paura che - come ci ricorda il Presidente dei vescovi italiani - stringe il cuore e la mente di chi viene travolto dalla crisi. Serve speranza per ridare alla nostra Italia un orizzonte nel quale ritrovarsi in maniera forte e condivisa, e che probabilmente «ha il suo punto di inizio», sottolinea il card. Bagnasco, «nella riscoperta del bene comune “come universale concreto”».

Voglio ancora esprimere la mia gratitudine al cardinale Presidente per aver sottolineato ancora una volta la centralità del ruolo delle giovani generazioni, le prime in grado di dare una spinta decisiva al cambio di passo che necessita al nostro Paese. Come Azione cattolica, sappiamo bene quanto sia fondamentale offrire ai nostri giovani un sostegno educativo sempre più attento e in grado di accompagnarli nella crescita personale e nell’affrontare le sfide che la vita pone loro innanzi.

Ed è proprio la centralità delle nuove generazioni che deve motivare l’azione riformatrice dell’attuale governo e dei partiti sul lavoro, sulle istituzioni, sugli sprechi e sulla crescita. Sarebbe davvero dannoso fermarsi di fronte a rendite di posizione e privilegi consolidati, e dunque con Bagnasco auguriamo una stagione politica segnata da rigore ed equità, coraggio e dialogo, concretezza e moralità, senso di responsabilità e innegabile necessità di ovviare a decenni di immobilismo.

Perché una società cresca sana è necessario che le sue cellule siano in salute. Per questo, sottoscrivo la denuncia del card. Bagnasco nei confronti dei tentativi di delegittimazione della famiglia che da più parti vengono perpetrati quando si mette in discussione la centralità del suo ruolo e la sua natura.

Parimenti non possiamo tacere, come Azione cattolica, innanzi a tesi e progetti che ancora oggi cercano di far passare forme comunque inaccettabili di eutanasia. Come ci ricorda il card. Bagnasco, il sonno della ragione genera mostri, e noi questo non possiamo e non vogliamo permetterlo.

Quella che viviamo è una stagione difficile. Lo sa bene chi come noi di Azione cattolica è vicino alla gente. Bisogna però non sprecare l’occasione nel fare di questo tempo un tempo favorevole. Come ci invita a fare il card. Bagnasco «diamo nuovi stili al nostro vivere, usciamo dall’immobilismo, cominciamo ad occuparci dei nostri territori», e allo stesso tempo continuiamo tutti nella lotta all’evasione fiscale, alla corruzione e al latrocinio della cosa pubblica. Ciò sarà utile anche ai partiti, a tutti i partiti, affinché possano tornare ad essere, come auspica lo stesso cardinale Bagnasco, «via ordinaria della politica ed essere pronti a riassumere direttamente nelle loro mani la guida del Paese».

Franco Miano

Roma, 26 marzo 2012

sabato 10 marzo 2012

EDUCARE "NELL'ERA DIGITALE". LA MEDIAEDUCATION






Nell’attualità quotidiana, spesso, si sente parlare di nuove frontiere della comunicazione o di nuovi media, come i social network (Facebook, Twitter, ecc.) molti sono quelli che ne parlano. Parlare di nuovi media da semplici fruitori non sempre significa parlarne da competenti. Il rischio è quello di un generico entusiasmo o di un puerile scetticismo. L’atteggiamento più adeguato deve essere quello di persone competenti, come il pedagogista, ad esempio, il quale cerca di cogliere la dimensione educativa nelle cose che riguardano l’uomo, sia nella vita reale, sia in quella virtuale. Gli esperti parlano di "Famiglia digitale", perché il cellulare e i social network stanno assumendo un ruolo predominante nella relazione familiare. Tramite i nuovi media la famiglia può restare sempre connessa, ricongiungersi, estendere le proprie interazioni sociali (pensiamo alle amicizie in Facebook). Di fronte a questo scenario, nella logica digitale, si possono evidenziare delle fragilità che insidiano alcuni ambiti fondamentali della vita sociale:
1. sentiamo, spesso, dire che il tempo non basta, la perenne connettività prolunga il tempo lavorativo oltre i limiti della ferializzazione, invadendo anche il tempo festivo, ma anche il cosiddetto tempo libero, quando non ho niente da fare messaggio, navigo, videogioco, ecc.;
2. nell'era digitale cambia il rapporto tra dentro e fuori. La comunicazione con i nuovi media si presenta più facile, rapida, efficace. Di conseguenza, a un’eccessiva privacy degli adulti si contrappone una fuga dal privato dei giovani (vedi Facebook).
3. A livello relazionale la comunicazione è rapida, frammentaria, superficiale.
Tutti siamo chiamati a confrontarci quotidianamente con la realtà digitale, anche se a molti questo può non piacere. Penso che non paga né un eccessivo surriscaldamento affettivo, essere troppi remissivi, né l'effetto tenaglia o, peggio, assumere una posizione preconcetta, in base alla quale, comunque, si proibisce l'uso dei nuovi media. Mi pare importante, invece, promuovere una pedagogia dialogica che, nell'ottica della contrattazione, consente al genitore, ma anche all'educatore, di mantenere il suo diritto all'asimmetria educativa, contemporaneamente, permette di promuovere la responsabilità dei figli, ponendoli nella condizione di acquisire la consapevolezza di ciò che è buono e di quello che non lo è. Dunque, nell'era digitale, nei confronti dei nuovi media la proposta pedagogica valida è quella della "Mediaeducation", in altri termini, c'è bisogno di educare ai media e con i media. L'espressione "media educativi" si riferisce a un'ampia area di pratiche pedagogiche, didattiche e di ricerca che si possono ricondurre all'educazione con e ai media. L'educazione con i media riguarda la dimensione strumentale, cioè, quella concernente l’uso delle tecnologie e dei media nella prassi didattica o in quella educativa e formativa. L'educazione ai media si riferisce alla dimensione tematica e di contenuto, quella che appartiene all'educazione mediale, in questo caso ciò che interessa gli educatori sono i messaggi che si applicano ai media o che si veicolano attraverso questi nuovi “spazi sociali”. Il termine media, sostengono diversi autori, vive di una certa ambiguità semantica. Può essere inteso come mezzo e strumento della comunicazione o come protesi del corpo, secondo quanto sostiene McLuhan. In altri casi, il termine "media" si riferisce a ciò che sta in mezzo, che è mediano. Secondo questa accezione il "media" si qualifica come spazio di negoziazione di significati, come luogo simbolico dove si affermano percorsi educativi e dialettici, interpretazioni e manipolazioni ideologici. Nell'attuale contesto sociale le tecnologie si presentano come servizi, più che strumenti, pertanto, in forza del diffuso processo di convergenza digitale coincidono sempre di meno con uno specifico medium. Quindi, i nuovi media e le nuove tecnologie si prestano a funzionare, sia come oggetto, sia come supporto del processo educativo e didattico. Di conseguenza, media e tecnologie nella società incrociano l'educazione, la formazione e il mondo produttivo. Alla luce di quanto è stato detto, mi pare importante evidenziare che la Mediaeducation si qualifica come disciplina scolastica e accademica, non semplicemente come prassi didattica, proponendosi come un valido ausilio nella formazione e nell’educazione degli educatori, degli studenti e di quanti si occupano dei processi educativi. Per fare solo un esempio, pensiamo a quanto potrebbe essere fruttuoso, per la formazione dei futuri insegnanti di religione, degli operatori di pastorale e dei catechisti, inserire la Mediaeducation nel piano di studi dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose o nella formazione dei futuri sacerdoti. Oggi, ci troviamo immersi in una società complessa, in un “mare sociale” sempre più liquido, spesso in tempesta. Per orientare le nuove generazioni necessitano direzioni di senso, pedagogicamente indirizzate verso un'educazione personalista che tenga alto il valore della dignità della persona umana.

(Guglielmo Borgia)