Nota della Presidenza
nazionale dell’Azione Cattolica Italiana
In merito al dibattito sulla
nascita di nuovi soggetti politici e sul ruolo dei cattolici
Tra i tanti temi dell’estate
politica, sicuramente ha avuto particolare evidenza quello dell’“unità dei
cattolici”. Come purtroppo spesso accade, nell’opinione pubblica non si è colta
la profondità e la sostanza del dibattito in corso. Riducendo tutto al tema del
“contenitore”, infatti, ci si è ridotti a porsi domande in larga parte
fuorvianti: “Ci sarà un nuovo partito dei cattolici? Chi ne farà parte? Il
mondo associativo è unito o diviso di fronte a tale prospettiva?”.
Un approccio che, in realtà, non
coglie la fase nuova dell’impegno dei credenti in politica. Con questi
ragionamenti semplicistici, infatti, viene del tutto trascurato il forte
impegno del mondo cattolico, in dialogo con tutti, per restituire al Paese un
patrimonio di valori condivisi e un confronto politico più pacato. I cattolici
lavorano, e non da ieri, non per trovare uno spazio elettorale, ma per riempire
di “contenuti” una scena pubblica occupata spesso da odi, rancori, scandali,
sprechi e lentezza nel rispondere alla crisi, che – come ha ricordato il 29
agosto scorso il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente
della Conferenza Episcopale Italiana – coinvolge innanzitutto la visione
dell’uomo.
Non sui “contenitori”, ma sui
“contenuti”, il mondo cattolico lavora da tempo, sollecitato ancor più dal
vibrante appello di quattro anni fa in cui il Santo Padre Benedetto XVI, da
Cagliari, invocò una nuova generazione di credenti impegnati in politica.
Sui “contenuti” e su una nuova
«agenda di speranza» per il Paese si sono svolte le Settimane sociali, in
questa direzione hanno lavorato la Consulta nazionale delle aggregazioni
laicali e Retinopera (la rete delle associazioni e dei movimenti impegnati nel
sociale), questo è stato lo spirito che ha animato l’incontro di Todi
organizzato dal Forum delle associazioni attive nel mondo del lavoro.
Questo
intenso impegno comune
del mondo associativo ha trovato momenti essenziali di sintesi e rilancio nelle
prolusioni del cardinale Angelo Bagnasco e nell’incoraggiamento univoco dei
vescovi italiani.
E anche l’Azione cattolica, in
questi anni, ha intensificato i suoi sforzi per formare i soci al bene comune e
all’impegno diretto, e per mettere in rete le esperienze degli amministratori
locali provenienti dall’Ac (oltre 500 amministratori hanno partecipato, negli
ultimi due anni, a momenti nazionali di studio e confronto su tematiche
concrete, e hanno mostrato quanto sia errato guardare sempre e solo ai grandi
scenari politici nazionali).
Inoltre, come ammettono anche
tanti osservatori esterni, la comune consapevolezza, da parte dei credenti, di
un cambio di passo non più differibile, pena il disastro per il Paese, è stato
importante per aprire una stagione di tregua tra le forze politiche e per
favorire un clima di responsabilità rispetto ad una congiuntura sociale ed
economica durissima.
In una fase confusa, in cui la
crisi è ancora in corso e gli scenari politici sono ingessati dalle incertezze
e dai tatticismi, dalla ricerca di scorciatoie che finiscono per screditare le
stesse istituzioni democratiche, i cattolici vengono dunque “tirati per la giacca”,
come fossero portatori di pochi e sparuti interessi. È proprio in questo
momento, invece, che emerge il lungimirante lavoro svolto, ancora una volta,
sui “contenuti”: il mondo associativo appare perfettamente cosciente di avere
radici comuni in un’agenda fondata sulla centralità della persona, della
famiglia e dell’etica della vita, sulla preferenza assoluta per gli ultimi,
sulla trasparenza e sobrietà della vita istituzionale, sulla relatività, e non
assolutezza, della politica rispetto all’interezza della vita civile. Sono
nati, sulla scia del magistero di Benedetto XVI e dei vescovi italiani, e
attraverso il confronto positivo tra tante intelligenze, interessanti letture
del mutato scenario economico globalizzato, delle nuove relazioni tra diritti e
doveri, tra libertà e responsabilità, tra potere e partecipazione, tra
economia, finanza e sovranità dei popoli. Si è entrati, molto prima che se ne
accorgessero tanti osservatori, nel merito di questioni poi puntualmente
rivelatesi cruciali e indifferibili. Solo per citarne alcune: la riforma
elettorale (che ancora, inspiegabilmente, tarda a venire) e delle istituzioni;
la questione giovanile tra precarietà e mobilità sociale negata; la centralità
dei processi educativi e formativi; l’urgenza di muoversi verso un’Europa che
abbia un’anima e che persegua la pace,
la cooperazione e l’accoglienza, e non solo la solidità della moneta unica;
l’impegno per una legalità diffusa e
contro ogni forma di corruzione; la questione lavoro nel suo complesso (perché
il lavoro e i lavoratori non siano considerati merce o semplici fattori produttivi);
il rilancio di un nuovo patto tra le generazioni.
All’Azione cattolica appare che
oggi questo ricco patrimonio possa essere messo a servizio del Paese in una
fase davvero “costituente”. È un patrimonio che può dialogare legittimamente,
senza complessi e autorevolmente, sia all’interno di tutte le famiglie
politiche europeiste, democratiche, riformiste, non populiste e attente a unire
più che a dividere, sia in nuovi soggetti politici che avvertono la particolare
necessità di preservare un clima di responsabilità e condivisione nazionale ed
europea.
Chi si concentra sui
“contenitori” rischia dunque di sottostimare una fase nuova e promettente in
cui i credenti, a partire dai territori, si caricano con uno spirito comune
della necessità di tenere unito il Paese e di protendere tutti, senza indugi,
verso il bene comune.
Roma, 20 settembre 2012