lunedì 7 ottobre 2013

Il gruppo famiglie della parrocchia Itria di Barrafranca inizia il suo cammino di catechesi annuale. Quest'anno il gruppo sarà impegnato a riflettere sulla dimensione antropologica della vita cristiana. Cristo si è incarnato in un corpo umano e corruttibile per divinizzare la nostra materialità con il dono del suo Spirito. le coppie di sposi cercheranno di scoprire la bellezza della vita cristiana vissuta in gruppo. la caducità della vita umana a volte può scoraggiare, ma la forza dello Spirito vivificante dona freschezza e vita nuova alla realtà coniugale! Da oltre dieci anni il gruppo famiglie svolge la sua misisone pastorale al servizio delle famiglie, nella testimonianza e sostegno alle giovani coppie. La coppia responsabile, coniugi Restivo che da oltre dieci anni sono al servizio di questo gruppo, hanno dichiarato: "che il Signore è Grande e misiricordioso, Egli ci porta a servirlo dove desidera il suo cuore. in questi ultimi 15 anni siamo stati trasportati dal soffio dello Spirito nel gruppo famiglie di Barrafranca, dove abbiamo trovato un'accoglienza fraterna e sincera, insieme siamo cresciuti e  ci siamo impegnati a testimoniare Cristo Risorto."

venerdì 24 maggio 2013

I laici di Azione Cattolica chiamati ad Abitare il mondo da figli. Educare oggi alla corresponsabilità



Nella Bibbia il termine che meglio si avvicina al concetto di responsabilità è quello di “Custodia”.
Custodire vuol dire stare accanto a qualcuno con rispetto e amore, accompagnarlo nel suo cammino, coltivare la sua vita come bene assoluto, perché l’altro è un dono di Dio per noi (Nella cultura tribale il dono è pegno, simbolo di un legame, segno visibile della relazione tra due persone o fra tribù).  Se l’altro è dono di Dio per me, vuol dire che questa persona a cui devo stare accanto è il segno, il “pegno” dell’amicizia, della relazione tra me e Dio. Per questo motivo uno è custode dell’altro, responsabile della sua vita di fronte a Dio. Questa responsabilità non riguarda solo alcuni aspetti della vita dell’altro, ma la sua intera esistenza. Essere immagine e somiglianza di Dio significa, pure, essere custodi del creato, così come lo è Dio. L’atto del custodire è di noi cristiani, ma anche di tutta l’umanità. All’origine non ci sono cristiani e non cristiani, ma c’è l’uomo, maschio e femmina, quindi, è l’intera umanità che è chiamata a custodire il creato. La custodia è la chiamata a una responsabilità morale che investe ogni essere umano, in particolare i cristiani. Questo atto è molteplice: “ siamo chiamati a custodire Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato”.  Seguendo gli insegnamenti di Papa Francesco, concretamente, è importante custodire le persone, ogni persona, e averne cura con amore. Avere cura l’uno dell’altro in famiglia, nella scuola, nella città, nei luoghi di lavoro, in parrocchia, in ogni luogo dove ci sono persone. È importante vivere con cura e sincerità tutte le relazioni, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene. Non dobbiamo mai guardare a quello che potrebbe dividerci, ma a ciò che ci unisce, quello che ci fa essere figli, fratelli, amici in Cristo, per Cristo e con Cristo! Siamo chiamati, allora, a riflettere, seriamente, sull’importanza di “custodire e coltivare la vita”, per essere responsabili gli uni degli altri.  «L’uomo è custode del creato, dell’altro e di Dio, Egli, a sua volta, custodisce l’uomo in modo particolare nel suo Popolo, la Chiesa dell’Amore.». “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito”. Ai battezzati è chiesto soltanto di essere testimoni di questo amore, adulti significativi, corresponsabili nell’opera di evangelizzazione. Questa chiamata per i soci di Azione Cattolica rappresenta l’ordinarietà della realtà associativa che si dipana nella quotidianità della vita, vissuta in tutte le relazioni con impegno e servizio per il bene comune. L’Azione cattolica è chiamata, in forza della sua singolare forma di ministerialità laicale, a farsi custode del mondo, per “abitarlo da figli” responsabili sempre al servizio dell’uomo, della Chiesa, dell’educazione, in comunione con tutti gli uomini e i nostri pastori. (G. Borgia)

martedì 30 aprile 2013

Abitare il mondo da figli Educare oggi alla corresponsabilità







Con la relazione di Franco Miano, presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, si è concluso questa mattina il Convegno delle Presidenze diocesane di Ac Abitare il mondo da figli. Educare oggi alla corresponsabilità. Più di 800 i delegati associativi provenienti da tutte le diocesi d’Italia che hanno partecipato alla ricca tre giorni di riflessione e confronto su un tema particolarmente caro ai laici di Azione Cattolica: la chiamata all’assunzione e alla condivisione di responsabilità, per tradurre negli ambiti del quotidiano l’essere fedeli al Padre. Nel solco del grande insegnamento proposto dal Concilio Vaticano II.
Sono giorni carichi di tensione e di attese quelli che il Paese sta vivendo. L’Azione Cattolica, esordisce il presidente Miano «è impegnata a far sì che non venga meno la speranza, restando accanto alle persone, accompagnandole, dando loro fiducia, facendosi prossimo, ma anche cercando, come Azione Cattolica, di rilanciare il tema della formazione dei cittadini, che appare sempre più centrale per il futuro della democrazia e del nostro Paese».
«Un impegno a favore della persona e della comunità che trova una sintesi in quello a favore della vita», ha proseguito il presidente nazionale Ac, ricordando la partecipazione dell’associazione alla campagna “Uno di noi” in difesa dell’embrione, «per consentire alla vita di esprimersi sempre e comunque pienamente». Una vita che diventa difficile, sottolinea Miano «quando il lavoro manca o è poco dignitoso, quando i giovani non possono esprimere la loro vocazione, quando le famiglie non riescono ad arrivare a fine mese». Anche in ragione di ciò, diventa strategico nelle parole del presidente dell’Azione Cattolica, «far crescere, impegnarsi per un nuovo umanesimo, aperto al trascendente, foriero di nuovi stili di vita, di un’etica della vita e di un’etica sociale, con al centro il senso e il valore della persona, della sua responsabilità e della sua libertà, in un’epoca in cui tutto l’uomo sembra aver perso importanza».
Con il Convegno delle Presidenze diocesane Ac si è aperto l’anno che porterà la più grande associazione italiana di laici cattolici alla sua XV Assemblea nazionale, in programma a Roma dall’1 al 4 maggio 2014. Molti gli appuntamenti nazionali, regionali e diocesani previsti per i mesi a venire e che vedranno l’Azione Cattolica protagonista. A partire dal grande pellegrinaggio dei movimenti, delle associazioni e delle aggregazioni laicali alla tomba dell’apostolo Pietro. L’Ac sarà con Papa Francesco per sperimentare, condividere e consolidare l’unità e il dono della comunione tra le diverse realtà che compongono la grande famiglia della Chiesa.
«Il nostro essere Azione Cattolica», ha ricordato il presidente nazionale, Franco Miano, «si caratterizza nella dimensione associativa e nell’impegno formativo ed educativo a servizio della Chiesa e del Paese. Per questo vogliamo e dobbiamo far sì che l’Ac sia sempre più una casa ospitale in cui si promuove e si fa crescere la responsabilità dei laici, soprattutto attenti alle realtà territoriali in cui si vive, potenziandone la dimensione ecclesiale, culturale e sociale. Ciò rappresenta certamente una grande sfida da accogliere con pazienza e gioia. Una sfida che diventa un servizio per la vita della Chiesa, per l’annuncio del Vangelo e per il futuro dell’associazione».
Roma, 28 aprile 2013

giovedì 25 aprile 2013

i giovani del MSAC a Giorgio Napolitano



Gli studenti di Azione Cattolica, riuniti in queste ore a Fiuggi per la Scuola di formazione per studenti (SFS) dal titolo “La scuola che verrà”, esprimono viva riconoscenza al Presidente Giorgio Napolitano per la scelta di dare la propria disponibilità a una ricandidatura.
Il Presidente della Repubblica – ancora una volta – ha dimostrato una grande lungimiranza e senso di responsabilità nel portare avanti il suo incarico, nonostante le molte fatiche più volte da lui stesso ribadite.
Il suo amore per la nostra nazione sia d’esempio per le attuali forze politiche: perché possano iniziare un dialogo costruttivo con lo sguardo al futuro e una seria assunzione di responsabilità.
Questo è l’appello dei più di mille studenti radunati in questi giorni a Fiuggi: l’entusiasmo che stiamo vivendo in queste ore possa raggiungere anche i nostri rappresentanti politici, per dare all’Italia una nuova stagione di speranza e unità.

domenica 21 aprile 2013

“IO A MONREALE, FRATELLO TRA FRATELLI”



Nel suo messaggio di saluto alla Chiesa di Monreale emerge il desiderio di intraprendere con il popolo monrealese un percorso di fraternità e di dialogo.. dialogo con la storia e le radici, per approdare alle nuove generazioni … Al centro mette la carità, che è poi il motto del suo episcopato; come dire e definire, a partire dai bisogni della società contemporanea, il primato
della carità?

Vengo nella Chiesa di Monreale innanzitutto come fratello tra fratelli, cristiano tra cristiani come insegna Sant’Agostino: “Nel momento in cui mi dà timore l’essere per voi, mi consola il fatto di essere con voi. Per voi infatti sono vescovo, con voi sono cristiano. Quel nome è segno dell’incarico ricevuto, questo della grazia; quello è occasione di pericolo, questo di salvezza”.
Desidero, quindi, pormi in atteggiamento di dialogo, che presuppone l’ascolto sia del glorioso passato della Chiesa di Monreale, che affonda le sue radici nella rievangelizzazione della Sicilia dopo la dominazione saracena, sia della realtà presente con le sfide che vengono soprattutto dai giovani.
Per questo il centro è la Carità. Il primato della carità significa riaffermare il primato dell’amore di Gesù Cristo per me, quello stesso cioè che mi spinge ad amare i fratelli con la sua stessa carità. Tale primato, non può quindi, farci rinchiudere nel privato delle nostre case, ma deve spingerci ad un impegno concreto per cambiare la società perché, come sosteneva don Luigi Sturzo e diversi Papi, l’impegno sociale e politico sono fra le più alte forme di amore del prossimo.

Cosa l’esperienza episcopale di Piazza Armerina Le lascia come monito, impegno, da estendere
anche alla nostra realtà diocesana?

Per me è stata la prima esperienza pastorale da vescovo, in cui ho imparato il fecondo dialogo con le comunità ecclesiali della Diocesi insieme con le istituzioni civili presenti nel territorio. Una collaborazione attiva con il mondo della scuola, della cultura e del lavoro, che in qualche modo mi ha sorpreso e allo stesso tempo formato, perché mi ha permesso di coniugare la missione evangelizzatrice con la dimensione culturale e sociale della fede cristiana.
La sfida è stata quella di far dialogare mondi ritenuti indifferenti, se non addirittura lontani, alla vita della Chiesa con una radicata religiosità popolare del tessuto cristiano, che se da un lato fa respirare un autentico senso di ospitalità e solidarietà, non di rado pecca di un certo fatalismo latente.
Ecco perché penso che il bilancio su questi anni nella Chiesa di Piazza Armerina possa misurarsi con il ricordo sempre vivo della bellezza degli incontri fatti in particolare durante la visita pastorale: parrocchie, scuole, comuni, caserme, fabbriche, carceri, ospedali, case, strade e piazze dei paesi, ovvero nell’incontro con le persone, con i volti e con le storie di uomini, donne, bambini, autorità, sindacalisti, immigrati, poveri, disoccupati, ammalati e uomini di cultura ho potuto fare un’esperienza di fede indimenticabile che conserverò per tutta la vita. Continua...                (intervista di Giovanna Parrino)

giovedì 28 febbraio 2013

Il “sogno” della comunione tra Chiesa Famiglia e Società Sfide e prospettive a 50 anni dal Concilio Siracusa, sabato 2 marzo 2013, ore 16.00 - Santuario Madonna delle Lacrime



 

 



Se è vero che nella Costituzione la famiglia si rileva non come istituzione posta a fondamento dei rapporti economici della società, ma essenzialmente, secondo la sua realtà originaria, come comunità naturale costituita dall’unione tra un uomo e una donna, con assunzione di reciproci diritti e doveri mediante il matrimonio, ove si sviluppa la persona umana in un contesto di reciproca solidarietà tra più generazioni; se è vero che il Concilio ci ha insegnato a considerare i genitori primi maestri della fede dei loro figli e ad attribuire alla loro azione educativa il compito di far intuire per primi la bellezza di una vita aperta al mistero di Dio e nel sacramento del matrimonio la grazia più grande in ordine alla comunicazione dalla fede; non è così vero che questo “sogno” della comunione tra il pensiero costituzionale e quello conciliare si riesca, in atto, a realizzarlo pienamente.
Una risposta di riflessione certo non definitiva alla “questione comunione” proverà a darla il decimo degli incontri pubblici promossi dalla Presidenza nazionale dell’Ac e dalle Delegazioni regionali dell’associazione in preparazione alla prossima Settimana sociale dei cattolici italiani. Sabato 2 marzo (con inizio alle ore 16.00) a Siracusa, presso il Santuario Madonna delle Lacrime, il convegno «Il “sogno” della comunione tra Chiesa Famiglia e Società. Sfide e prospettive a 50 anni dal Concilio» intende mettere in luce la dimensione sociale ed ecclesiale della famiglia nella concretezza dell’oggi, aiutati da mons. Calogero Peri, vescovo di Caltagirone, delegato della Cesi per la Famiglia e per i Giovani, dall’assessore regionale alla Famiglia Ester Bonafede, dal costituzionalista Luigi D’Andrea, dalla teologa Ina Siviglia e dal presidente nazionale dell’Azione Cattolica, Franco Miano. Modera i lavori Vincenzo Morgante, giornalista Rai Sicilia.
Presenti ai lavori mons. Salvatore Pappalardo, arcivescovo di Siracusa, mons. Giuseppe Costanzo, arcivescovo emerito del capoluogo siciliano, mons. Domenico Sigalini, assistente ecclesiastico generale dell’Ac.
«Immersi in una cultura che sembra spingerla in una prospettiva privatistica è necessario far riscoprire la famiglia - sottolinea Ninni Salerno, delegato regionale Ac Sicilia - nella sua dimensione essenziale: non realtà chiusa ma aperta e congiunta alla società e alla Chiesa. È una piccola chiesa dentro la comunità cristiana, prima e vitale cellula della società civile».
«La famiglia oggi è una realtà molto amata, ma anche parecchio discussa» - aggiunge ancora Ninni Salerno, evidenziando come «nelle società del nostro tempo il valore della famiglia trova un riconoscimento indiscusso e universale ma, paradossalmente, alla prova dei fatti è costretta a cedere terreno nelle grandi scelte del ciclo di vita - come quella di sposarsi o far nascere un figlio - quasi sempre filtrate da valutazioni di ordine economico e lavorativo. Sembra proprio che i progetti di formazione e di sviluppo delle famiglie si scontrano con una realtà sociale che ha fortemente bisogno di capitale umano, ma fa ben poco per sostenere la “fabbrica” in cui tale capitale viene prodotto e formato».
A Siracusa si cercherà di ripensare le politiche familiari, guardando, prima che ai bisogni di determinati individui o classi d’età, ad esempio bambini e anziani, al nucleo familiare in quanto tale. Recuperare la centralità della famiglia è l’unica strategia per restituire alle società urbane quella vitalità demografica da cui non può prescindere ogni progetto di sviluppo, doverosamente rispettoso del ruolo e del valore dell’uomo.