Il gruppo famiglie della parrocchia Itria di
Barrafranca inizia il suo cammino di catechesi annuale. Quest'anno il
gruppo sarà impegnato a riflettere
sulla dimensione antropologica della vita cristiana. Cristo si è incarnato
in un corpo umano e corruttibile per divinizzare la nostra materialità
con il dono del suo Spirito. le coppie di sposi cercheranno di scoprire
la bellezza della vita cristiana vissuta in gruppo. la caducità della
vita umana a volte può scoraggiare, ma la forza dello Spirito
vivificante dona freschezza e vita nuova alla realtà coniugale! Da oltre dieci
anni il gruppo famiglie svolge la sua misisone pastorale al servizio
delle famiglie, nella testimonianza e sostegno alle giovani
coppie. La coppia responsabile, coniugi Restivo che da oltre dieci anni
sono al servizio di questo gruppo, hanno dichiarato: "che il Signore è
Grande e misiricordioso, Egli ci porta a servirlo dove desidera il suo
cuore. in questi ultimi 15 anni siamo stati trasportati dal soffio dello
Spirito nel gruppo famiglie di Barrafranca, dove abbiamo trovato
un'accoglienza fraterna e sincera, insieme siamo cresciuti e ci siamo
impegnati a testimoniare Cristo Risorto."
lunedì 7 ottobre 2013
venerdì 24 maggio 2013
I laici di Azione Cattolica chiamati ad Abitare il mondo da figli. Educare oggi alla corresponsabilità
Nella Bibbia il
termine che meglio si avvicina al concetto di responsabilità è quello di
“Custodia”.
Custodire vuol
dire stare accanto a qualcuno con rispetto e amore, accompagnarlo nel suo
cammino, coltivare la sua vita come bene assoluto, perché l’altro è un dono di
Dio per noi (Nella cultura tribale il
dono è pegno, simbolo di un legame, segno visibile della relazione tra due
persone o fra tribù). Se l’altro è
dono di Dio per me, vuol dire che questa persona a cui devo stare accanto è il
segno, il “pegno” dell’amicizia, della relazione tra me e Dio. Per questo
motivo uno è custode dell’altro, responsabile della sua vita di fronte a Dio.
Questa responsabilità non riguarda solo alcuni aspetti della vita dell’altro,
ma la sua intera esistenza. Essere immagine e somiglianza di Dio significa,
pure, essere custodi del creato, così come lo è Dio. L’atto del custodire è di
noi cristiani, ma anche di tutta l’umanità. All’origine non ci sono cristiani e
non cristiani, ma c’è l’uomo, maschio e femmina, quindi, è l’intera umanità che
è chiamata a custodire il creato. La custodia è la chiamata a una
responsabilità morale che investe ogni essere umano, in particolare i
cristiani. Questo atto è molteplice: “ siamo chiamati a custodire Cristo nella
nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato”. Seguendo gli insegnamenti di Papa Francesco,
concretamente, è importante custodire le persone, ogni persona, e averne cura
con amore. Avere cura l’uno dell’altro in famiglia, nella scuola, nella città,
nei luoghi di lavoro, in parrocchia, in ogni luogo dove ci sono persone. È
importante vivere con cura e sincerità tutte le relazioni, che sono un
reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene. Non dobbiamo
mai guardare a quello che potrebbe dividerci, ma a ciò che ci unisce, quello
che ci fa essere figli, fratelli, amici in Cristo, per Cristo e con Cristo!
Siamo chiamati, allora, a riflettere, seriamente, sull’importanza di “custodire
e coltivare la vita”, per essere responsabili gli uni degli altri. «L’uomo è custode del creato, dell’altro e di
Dio, Egli, a sua volta, custodisce l’uomo in modo particolare nel suo Popolo,
la Chiesa dell’Amore.». “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio
unigenito”. Ai battezzati è chiesto soltanto di essere testimoni di questo
amore, adulti significativi, corresponsabili nell’opera di evangelizzazione.
Questa chiamata per i soci di Azione Cattolica rappresenta l’ordinarietà della realtà
associativa che si dipana nella quotidianità della vita, vissuta in tutte le
relazioni con impegno e servizio per il bene comune. L’Azione cattolica è
chiamata, in forza della sua singolare forma di ministerialità laicale, a farsi
custode del mondo, per “abitarlo da figli” responsabili sempre al servizio
dell’uomo, della Chiesa, dell’educazione, in comunione con tutti gli uomini e i
nostri pastori. (G. Borgia)
martedì 30 aprile 2013
Abitare il mondo da figli Educare oggi alla corresponsabilità
Con la relazione di Franco Miano,
presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, si è concluso questa
mattina il Convegno delle Presidenze diocesane di Ac Abitare il mondo da figli. Educare oggi alla corresponsabilità. Più
di 800 i delegati associativi provenienti da tutte le diocesi d’Italia che
hanno partecipato alla ricca tre giorni di riflessione e confronto su un tema
particolarmente caro ai laici di Azione Cattolica: la chiamata all’assunzione e
alla condivisione di responsabilità, per tradurre negli ambiti del quotidiano
l’essere fedeli al Padre. Nel solco del grande insegnamento proposto dal Concilio
Vaticano II.
Sono giorni carichi di tensione e di
attese quelli che il Paese sta vivendo. L’Azione Cattolica, esordisce il
presidente Miano «è impegnata a far sì che non venga meno la speranza, restando
accanto alle persone, accompagnandole, dando loro fiducia, facendosi prossimo,
ma anche cercando, come Azione Cattolica, di rilanciare il tema della
formazione dei cittadini, che appare sempre più centrale per il futuro della
democrazia e del nostro Paese».
«Un impegno a favore della persona e
della comunità che trova una sintesi in quello a favore della vita», ha
proseguito il presidente nazionale Ac, ricordando la partecipazione
dell’associazione alla campagna “Uno di noi” in difesa dell’embrione, «per
consentire alla vita di esprimersi sempre e comunque pienamente». Una vita che
diventa difficile, sottolinea Miano «quando il lavoro manca o è poco dignitoso,
quando i giovani non possono esprimere la loro vocazione, quando le famiglie
non riescono ad arrivare a fine mese». Anche in ragione di ciò, diventa
strategico nelle parole del presidente dell’Azione Cattolica, «far crescere,
impegnarsi per un nuovo umanesimo, aperto al trascendente, foriero di nuovi
stili di vita, di un’etica della vita e di un’etica sociale, con al centro il
senso e il valore della persona, della sua responsabilità e della sua libertà,
in un’epoca in cui tutto l’uomo sembra aver perso importanza».
Con il Convegno delle Presidenze
diocesane Ac si è aperto l’anno che porterà la più grande associazione italiana
di laici cattolici alla sua XV Assemblea nazionale, in programma a Roma dall’1
al 4 maggio 2014. Molti gli appuntamenti nazionali, regionali e diocesani previsti
per i mesi a venire e che vedranno l’Azione Cattolica protagonista. A partire
dal grande pellegrinaggio dei movimenti, delle associazioni e delle aggregazioni
laicali alla tomba dell’apostolo Pietro. L’Ac sarà con Papa Francesco per
sperimentare, condividere e consolidare l’unità e il dono della comunione tra
le diverse realtà che compongono la grande famiglia della Chiesa.
«Il nostro essere Azione Cattolica», ha
ricordato il presidente nazionale, Franco Miano, «si caratterizza nella
dimensione associativa e nell’impegno formativo ed educativo a servizio della
Chiesa e del Paese. Per questo vogliamo e dobbiamo far sì che l’Ac sia sempre
più una casa ospitale in cui si promuove e si fa crescere la responsabilità dei
laici, soprattutto attenti alle realtà territoriali in cui si vive,
potenziandone la dimensione ecclesiale, culturale e sociale. Ciò rappresenta
certamente una grande sfida da accogliere con pazienza e gioia. Una sfida che
diventa un servizio per la vita della Chiesa, per l’annuncio del Vangelo e per
il futuro dell’associazione».
Roma,
28 aprile 2013
giovedì 25 aprile 2013
i giovani del MSAC a Giorgio Napolitano
Gli studenti di Azione Cattolica, riuniti in queste
ore a Fiuggi per la Scuola di formazione per studenti (SFS) dal titolo “La
scuola che verrà”, esprimono viva riconoscenza al Presidente Giorgio Napolitano
per la scelta di dare la propria disponibilità a una ricandidatura.
Il Presidente della Repubblica – ancora una volta – ha
dimostrato una grande lungimiranza e senso di responsabilità nel portare avanti
il suo incarico, nonostante le molte fatiche più volte da lui stesso ribadite.
Il suo amore per la nostra nazione sia d’esempio per
le attuali forze politiche: perché possano iniziare un dialogo costruttivo con
lo sguardo al futuro e una seria assunzione di responsabilità.
Questo è l’appello dei più di mille studenti radunati
in questi giorni a Fiuggi: l’entusiasmo che stiamo vivendo in queste ore possa
raggiungere anche i nostri rappresentanti politici, per dare all’Italia una
nuova stagione di speranza e unità.
domenica 21 aprile 2013
“IO A MONREALE, FRATELLO TRA FRATELLI”
Nel suo messaggio di
saluto alla Chiesa di Monreale emerge il desiderio di intraprendere con il
popolo monrealese un percorso di fraternità e di dialogo.. dialogo con la
storia e le radici, per approdare alle nuove generazioni … Al centro mette la
carità, che è poi il motto del suo episcopato; come dire e definire, a partire
dai bisogni della società contemporanea, il primato
della carità?
Vengo nella Chiesa di
Monreale innanzitutto come fratello tra fratelli, cristiano tra cristiani come
insegna Sant’Agostino: “Nel momento in cui mi dà timore l’essere per voi, mi
consola il fatto di essere con voi. Per voi infatti sono vescovo, con voi sono
cristiano. Quel nome è segno dell’incarico ricevuto, questo della grazia;
quello è occasione di pericolo, questo di salvezza”.
Desidero, quindi, pormi in atteggiamento di dialogo, che presuppone l’ascolto sia del glorioso passato della Chiesa di Monreale, che affonda le sue radici nella rievangelizzazione della Sicilia dopo la dominazione saracena, sia della realtà presente con le sfide che vengono soprattutto dai giovani.
Per questo il centro è la Carità. Il primato della carità significa riaffermare il primato dell’amore di Gesù Cristo per me, quello stesso cioè che mi spinge ad amare i fratelli con la sua stessa carità. Tale primato, non può quindi, farci rinchiudere nel privato delle nostre case, ma deve spingerci ad un impegno concreto per cambiare la società perché, come sosteneva don Luigi Sturzo e diversi Papi, l’impegno sociale e politico sono fra le più alte forme di amore del prossimo.
Desidero, quindi, pormi in atteggiamento di dialogo, che presuppone l’ascolto sia del glorioso passato della Chiesa di Monreale, che affonda le sue radici nella rievangelizzazione della Sicilia dopo la dominazione saracena, sia della realtà presente con le sfide che vengono soprattutto dai giovani.
Per questo il centro è la Carità. Il primato della carità significa riaffermare il primato dell’amore di Gesù Cristo per me, quello stesso cioè che mi spinge ad amare i fratelli con la sua stessa carità. Tale primato, non può quindi, farci rinchiudere nel privato delle nostre case, ma deve spingerci ad un impegno concreto per cambiare la società perché, come sosteneva don Luigi Sturzo e diversi Papi, l’impegno sociale e politico sono fra le più alte forme di amore del prossimo.
Cosa l’esperienza episcopale
di Piazza Armerina Le lascia come monito, impegno, da estendere
anche alla nostra realtà diocesana?
Per me è stata la prima
esperienza pastorale da vescovo, in cui ho imparato il fecondo dialogo con le
comunità ecclesiali della Diocesi insieme con le istituzioni civili presenti
nel territorio. Una collaborazione attiva con il mondo della scuola, della
cultura e del lavoro, che in qualche modo mi ha sorpreso e allo stesso tempo
formato, perché mi ha permesso di coniugare la missione evangelizzatrice con la
dimensione culturale e sociale della fede cristiana.
La sfida è stata quella di far dialogare mondi ritenuti indifferenti, se non addirittura lontani, alla vita della Chiesa con una radicata religiosità popolare del tessuto cristiano, che se da un lato fa respirare un autentico senso di ospitalità e solidarietà, non di rado pecca di un certo fatalismo latente.
Ecco perché penso che il bilancio su questi anni nella Chiesa di Piazza Armerina possa misurarsi con il ricordo sempre vivo della bellezza degli incontri fatti in particolare durante la visita pastorale: parrocchie, scuole, comuni, caserme, fabbriche, carceri, ospedali, case, strade e piazze dei paesi, ovvero nell’incontro con le persone, con i volti e con le storie di uomini, donne, bambini, autorità, sindacalisti, immigrati, poveri, disoccupati, ammalati e uomini di cultura ho potuto fare un’esperienza di fede indimenticabile che conserverò per tutta la vita. Continua... (intervista di Giovanna Parrino)
La sfida è stata quella di far dialogare mondi ritenuti indifferenti, se non addirittura lontani, alla vita della Chiesa con una radicata religiosità popolare del tessuto cristiano, che se da un lato fa respirare un autentico senso di ospitalità e solidarietà, non di rado pecca di un certo fatalismo latente.
Ecco perché penso che il bilancio su questi anni nella Chiesa di Piazza Armerina possa misurarsi con il ricordo sempre vivo della bellezza degli incontri fatti in particolare durante la visita pastorale: parrocchie, scuole, comuni, caserme, fabbriche, carceri, ospedali, case, strade e piazze dei paesi, ovvero nell’incontro con le persone, con i volti e con le storie di uomini, donne, bambini, autorità, sindacalisti, immigrati, poveri, disoccupati, ammalati e uomini di cultura ho potuto fare un’esperienza di fede indimenticabile che conserverò per tutta la vita. Continua... (intervista di Giovanna Parrino)
giovedì 28 febbraio 2013
Il “sogno” della comunione tra Chiesa Famiglia e Società Sfide e prospettive a 50 anni dal Concilio Siracusa, sabato 2 marzo 2013, ore 16.00 - Santuario Madonna delle Lacrime
Se è vero che nella Costituzione la famiglia si rileva non come istituzione posta a fondamento dei rapporti economici della società, ma essenzialmente, secondo la sua realtà originaria, come comunità naturale costituita dall’unione tra un uomo e una donna, con assunzione di reciproci diritti e doveri mediante il matrimonio, ove si sviluppa la persona umana in un contesto di reciproca solidarietà tra più generazioni; se è vero che il Concilio ci ha insegnato a considerare i genitori primi maestri della fede dei loro figli e ad attribuire alla loro azione educativa il compito di far intuire per primi la bellezza di una vita aperta al mistero di Dio e nel sacramento del matrimonio la grazia più grande in ordine alla comunicazione dalla fede; non è così vero che questo “sogno” della comunione tra il pensiero costituzionale e quello conciliare si riesca, in atto, a realizzarlo pienamente.
Una
risposta di riflessione certo non definitiva alla “questione comunione” proverà
a darla il decimo degli incontri pubblici promossi dalla Presidenza nazionale
dell’Ac e dalle Delegazioni regionali dell’associazione in preparazione alla
prossima Settimana sociale dei cattolici italiani. Sabato 2 marzo (con inizio alle
ore 16.00) a Siracusa, presso il Santuario Madonna delle Lacrime, il convegno «Il “sogno” della comunione tra Chiesa
Famiglia e Società. Sfide e prospettive a 50 anni dal Concilio» intende
mettere in luce la dimensione sociale ed ecclesiale della famiglia nella
concretezza dell’oggi, aiutati da mons.
Calogero Peri, vescovo di Caltagirone, delegato della Cesi per la Famiglia
e per i Giovani, dall’assessore regionale alla Famiglia Ester Bonafede, dal costituzionalista Luigi D’Andrea, dalla teologa Ina
Siviglia e dal presidente nazionale dell’Azione Cattolica, Franco Miano. Modera i lavori Vincenzo Morgante, giornalista Rai
Sicilia.
Presenti
ai lavori mons. Salvatore Pappalardo,
arcivescovo di Siracusa, mons. Giuseppe
Costanzo, arcivescovo emerito del capoluogo siciliano, mons. Domenico
Sigalini, assistente ecclesiastico generale dell’Ac.
«Immersi
in una cultura che sembra spingerla in una prospettiva privatistica è
necessario far riscoprire la famiglia - sottolinea Ninni Salerno, delegato
regionale Ac Sicilia -
nella sua dimensione essenziale: non realtà chiusa ma aperta e congiunta alla
società e alla Chiesa. È una piccola chiesa dentro la comunità cristiana, prima
e vitale cellula della società civile».
«La
famiglia oggi è una realtà molto amata, ma anche parecchio discussa» - aggiunge ancora Ninni Salerno,
evidenziando come «nelle società del nostro tempo il valore della famiglia
trova un riconoscimento indiscusso e universale ma, paradossalmente, alla prova
dei fatti è costretta a cedere terreno nelle grandi scelte del ciclo di vita -
come quella di sposarsi o far nascere un figlio - quasi sempre filtrate da
valutazioni di ordine economico e lavorativo. Sembra proprio che i progetti di
formazione e di sviluppo delle famiglie si scontrano con una realtà sociale che
ha fortemente bisogno di capitale umano, ma fa ben poco per sostenere la
“fabbrica” in cui tale capitale viene prodotto e formato».
A
Siracusa si cercherà di ripensare le politiche familiari, guardando, prima che
ai bisogni di determinati individui o classi d’età, ad esempio bambini e
anziani, al nucleo familiare in quanto tale. Recuperare la centralità della
famiglia è l’unica strategia per restituire alle società urbane quella vitalità
demografica da cui non può prescindere ogni progetto di sviluppo, doverosamente
rispettoso del ruolo e del valore dell’uomo.
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