Se è vero che nella Costituzione la famiglia si rileva non come istituzione posta a fondamento dei rapporti economici della società, ma essenzialmente, secondo la sua realtà originaria, come comunità naturale costituita dall’unione tra un uomo e una donna, con assunzione di reciproci diritti e doveri mediante il matrimonio, ove si sviluppa la persona umana in un contesto di reciproca solidarietà tra più generazioni; se è vero che il Concilio ci ha insegnato a considerare i genitori primi maestri della fede dei loro figli e ad attribuire alla loro azione educativa il compito di far intuire per primi la bellezza di una vita aperta al mistero di Dio e nel sacramento del matrimonio la grazia più grande in ordine alla comunicazione dalla fede; non è così vero che questo “sogno” della comunione tra il pensiero costituzionale e quello conciliare si riesca, in atto, a realizzarlo pienamente.
Una
risposta di riflessione certo non definitiva alla “questione comunione” proverà
a darla il decimo degli incontri pubblici promossi dalla Presidenza nazionale
dell’Ac e dalle Delegazioni regionali dell’associazione in preparazione alla
prossima Settimana sociale dei cattolici italiani. Sabato 2 marzo (con inizio alle
ore 16.00) a Siracusa, presso il Santuario Madonna delle Lacrime, il convegno «Il “sogno” della comunione tra Chiesa
Famiglia e Società. Sfide e prospettive a 50 anni dal Concilio» intende
mettere in luce la dimensione sociale ed ecclesiale della famiglia nella
concretezza dell’oggi, aiutati da mons.
Calogero Peri, vescovo di Caltagirone, delegato della Cesi per la Famiglia
e per i Giovani, dall’assessore regionale alla Famiglia Ester Bonafede, dal costituzionalista Luigi D’Andrea, dalla teologa Ina
Siviglia e dal presidente nazionale dell’Azione Cattolica, Franco Miano. Modera i lavori Vincenzo Morgante, giornalista Rai
Sicilia.
Presenti
ai lavori mons. Salvatore Pappalardo,
arcivescovo di Siracusa, mons. Giuseppe
Costanzo, arcivescovo emerito del capoluogo siciliano, mons. Domenico
Sigalini, assistente ecclesiastico generale dell’Ac.
«Immersi
in una cultura che sembra spingerla in una prospettiva privatistica è
necessario far riscoprire la famiglia - sottolinea Ninni Salerno, delegato
regionale Ac Sicilia -
nella sua dimensione essenziale: non realtà chiusa ma aperta e congiunta alla
società e alla Chiesa. È una piccola chiesa dentro la comunità cristiana, prima
e vitale cellula della società civile».
«La
famiglia oggi è una realtà molto amata, ma anche parecchio discussa» - aggiunge ancora Ninni Salerno,
evidenziando come «nelle società del nostro tempo il valore della famiglia
trova un riconoscimento indiscusso e universale ma, paradossalmente, alla prova
dei fatti è costretta a cedere terreno nelle grandi scelte del ciclo di vita -
come quella di sposarsi o far nascere un figlio - quasi sempre filtrate da
valutazioni di ordine economico e lavorativo. Sembra proprio che i progetti di
formazione e di sviluppo delle famiglie si scontrano con una realtà sociale che
ha fortemente bisogno di capitale umano, ma fa ben poco per sostenere la
“fabbrica” in cui tale capitale viene prodotto e formato».
A
Siracusa si cercherà di ripensare le politiche familiari, guardando, prima che
ai bisogni di determinati individui o classi d’età, ad esempio bambini e
anziani, al nucleo familiare in quanto tale. Recuperare la centralità della
famiglia è l’unica strategia per restituire alle società urbane quella vitalità
demografica da cui non può prescindere ogni progetto di sviluppo, doverosamente
rispettoso del ruolo e del valore dell’uomo.