A partire dalla resurrezione di Gesù Cristo Egli è nostro contemporaneo non in un senso metaforico, per indicare la sua presenza nella nostra memoria o per motivare il nostro impegno a seguirne l’esempio, come per qualunque altro famoso personaggio storico , ma in senso proprio e reale. Con Cristo Risorto non solo Gesù di Nazaret ma anche Dio è nostro contemporaneo. Il filosofo danese S. Kierkegaard scriveva: “L’unico rapporto etico che si può avere con Cristo è la contemporaneità. Rapportarsi a un defunto è un rapporto estetico: la sua vita ha perduto il pungolo, non giudica la mia vita, mi permette di ammirarlo e mi lascia anche vivere in tutt’altre categorie: non mi costringe a giudicare in senso decisivo”.Noi non siamo gli ammiratori di un defunto famoso ma i discepoli di un Vivente , che sta realizzando il Regno di Dio come regno di santità e di grazia, di giustizia, di amore e di pace sulla terra come nel cielo. Noi, che a Pasqua lo celebriamo come nostro contemporaneo, siamo incaricati di lavorare con lui al suo progetto per il Regno nel tempo presente. Il professore anglicano N. T. Wright afferma:”Essere afferrati da Gesù risorto nostro contemporaneo significa conoscere e amare colui che ha sconfitto la morte con il potere dell’amore e della nuova creazione. Ogni bicchiere di acqua fresca, ogni minuscola preghiera, ogni confronto con i prepotenti che opprimono i poveri, ogni canto di lode o danza di gioia, ogni opera d’arte e musica niente va sprecato. La risurrezione lo riaffermerà, in un modo che non possiamo immaginare, come parte del nuovo mondo di Dio. La risurrezione non riguarda soltanto un futuro glorioso, riguarda un presente pieno di significato”. E’ la presenza di Cristo risorto nella Chiesa attraverso il suo Spirito oggi, non la sua attualità che può esigere la mia fede. Per chi crede in lui, relegare Gesù nel passato è impossibile, perché significherebbe tagliare il legame che unisce la nostra esistenza alla sua. E’ proprio perché Gesù è risorto dai morti egli è vivo in un modo unico e nuovo e può essere con noi una presenza viva, che percepiamo nella preghiera, nell’ascolto della parola di Dio e nei sacramenti e nel servizio animato dalla carità ai poveri. Attraverso l’Eucaristia la Chiesa, facendo memoria non simbolica ma reale del mistero pasquale di Gesù, viene resa dalla potenza dello Spirito Santo contemporanea di Gesù, vive in lui e di lui e così realizza e costruisce se stessa. A conclusione del convegno della Chiesa Italiana su “Cristo nostro contemporaneo”, tenutasi lo scorso febbraio, il card. Camillo Ruini ha affermato:“Gesù rimarrà sempre nostro contemporaneo, perché vive con noi e per noi nell’eterno presente di Dio. Affinché però anche noi viviamo da suoi contemporanei, con lui e per lui, mi sembra necessario che oggi la missione ritorni ad essere quello che è stata all’inizio: una scelta di vita che coinvolge l’intera comunità cristiana e ciascuno dei suoi membri, secondo le condizioni concrete della sua esistenza”. La testimonianza di una vita trasformata dall’incontro con Gesù è il presupposto della nuova evangelizzazione e la missione che Cristo risorto nostro contemporaneo affida a noi cristiani in questo terzo millennio.
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