(La fonte di questo articolo è il sito dello SNADIR dal quale abbiamo attinto per amplificare la notizia)
...l’insegnamento della religione è adeguato, è l’uscita anticipata da scuola ad essere inadeguata
«Credo
che l’insegnamento della religione nelle scuole così come concepito
oggi non abbia più molto senso. Probabilmente quell’ora di lezione
andrebbe adattata, potrebbe diventare un corso di storia delle religioni
o di etica», ha spiegato in questi termini il suo pensiero sul tema “Dove è finita l’Europa della conoscenza?" intervenendo alla festa di Sinistra, ecologia e libertà venerdì 21 settembre scorso.
Evidentemente il Ministro ha firmato a fine giugno scorso le
due Intese riguardante l'insegnamento della religione cattolica nelle
scuole pubbliche e le Indicazioni didattiche per l’insegnamento della
religione cattolica nelle scuole del secondo ciclo di istruzione e nei
percorsi di istruzione e formazione professionale senza aver letto con
attenzione ciò che ha sottoscritto.
Certo
comprendiamo bene che voleva ingraziarsi la platea; e quale miglior
argomento se non quello dell’insegnamento della religione cattolica (in
genere viene usato dai giornalisti a corto di notizie nel periodo di
ferragosto).
Ricordiamo
al Ministro che l’insegnamento della religione cattolica è nelle scuole
perché la Repubblica italiana riconosce il valore della cultura
religiosa e perché i principi del cattolicesimo fanno parte del
patrimonio storico del popolo italiano (art. 9, comma 2 della legge
121/1985) ed è impartito nelle istituzioni scolastiche secondo le
finalità della scuola (sent. Corte Costituzionale n.203/1989). Le
motivazioni sono quindi squisitamente storiche e culturali e obbligano
ogni docente ad adottare, come tutti gli insegnamenti scolastici, le
metodologie, la modalità di studio, di interpretazione e di ricerca
tipiche della scuola.
Il Ministro saprà certamente che l’attuale insegnamento della religione cattolica offre agli studenti “contenuti
e strumenti per una riflessione sistematica sulla complessità
dell'esistenza umana nel confronto aperto fra cristianesimo e altre
religioni, fra cristianesimo e altri sistemi di significato (…)
promuove tra gli studenti la partecipazione ad un dialogo autentico e
costruttivo, educando all'esercizio della libertà in una prospettiva di
giustizia e di pace” (Intesa tra il Ministro Profumo e il Card. Bagnasco – 28 giugno 2012)
Certo
il Ministro è preoccupato per le altre culture e religioni presenti
sul nostro territorio e degli studenti che non scelgono l’insegnamento
della religione cattolica, ma la soluzione non è cambiare l’attuale
insegnamento della religione a scuola con un insegnamento che offra –
come ha affermato il Ministro – un panorama più ampio.
Il
Ministro sappia che nella scuola italiana i suoi docenti di religione
danno ad ogni studente l’opportunità di incontrare culturalmente testi,
documenti, tradizioni, testimonianze e contenuti che costituiscono
l’universo religioso. Diciamo che senza la frequenza dell’insegnamento
della religione, gli studenti si priverebbero di una alfabetizzazione
religiosa culturalmente qualificata. Se abbiamo, quindi, a cuore la
formazione alla pace e al dialogo dei nostri studenti, non possiamo
abbandonarli all’ignoranza religiosa.
Il
problema non è l’attuale insegnamento della religione cattolica, che
offre un insegnamento altamente qualificato e svolto da docenti con una
formazione di livello universitario, bisogna invece preoccuparsi di
offrire anche agli studenti che non si avvalgono un insegnamento
altrettanto qualificato.
Insomma,
Ministro Profumo, forse sarebbe opportuno preoccuparsi di quella falsa
alternativa all’insegnamento della religione che si è tradotta in una
“mostruosa negazione della didattica”: l’uscita anticipata da scuola.
Orazio Ruscica
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