domenica 16 dicembre 2012

Tu chiamale se vuoi...emozioni


Ricca di ospiti, idee e dialoghi la seconda delle tre giornate del Convegno nazionale degli educatori Acr e del Settore Giovani di Azione Cattolica (per saperne di più clicca qui)
Sono i sentimenti a farla da padrone alla tavola rotonda «Tu chiamale se vuoi… emozioni!», poiché «sono i sentimenti e le emozioni che li veicolano la base del processo di formazione di ogni persona». Per questo, «sentimenti ed emozioni vanno riconosciuti come tali e ricondotti ai bisogni che ne hanno dato origine». A dirlo è la psicoterapeuta Franca Feliziani Kannheiser. «In ogni momento della nostra vita – aggiunge la Kannheiser - proviamo delle emozioni, che spesso hanno la loro radice nel corpo, nelle sensazioni che siamo portati a provare. Il corpo, gli affetti e la cognitività divengono, dunque, componenti di un unicum, vanno insieme, si integrano e a seconda della nostra età una può prevalere sull’altra. Ma poiché il pensiero si nutre delle emozioni, se ci difendiamo troppo da ciò che proviamo arriviamo a non essere in grado di pensare». E così la noia, ha spiegato, «è un’emozione così piena di emozioni che non riesce a trovare un volto, come accade agli adolescenti». In quest’ottica, «educare vuol dire seguire una persona in cui corporeità, emozioni, pensieri e costrutti mentali sono integrati». Perché vengano »vissute come positive e giustificate», le emozioni devono essere sperimentate «in un ambiente protetto, dove poter esprimere quello che pensiamo e proviamo per capire che non è pericoloso, riconducendolo al bisogno che lo ha provocato». Occorre, infine, che le emozioni siano «riconosciute da qualcuno, per questo parliamo delle madri che contengono le emozioni, e le restituiscono rispecchiate ai figli».
Sul legame tra le emozioni e le mani si è soffermato il teologo don Cesare Pagazzi ricordando che è «con le mani che esprimiamo emozioni. Apprendere, comprendere, riprendere, intraprendere, sorprendere, sono verbi che descrivono il fatto umano e derivano tutti da “prendere”, che nuovamente ci rimanda alla mano». Una mano che quando prende «non è una pinza, ma dice affetto amore, curiosità. Siamo uomini e donne perché abbiamo fatto sì che la mano si lasciasse educare dalle cose». Se la parola realtà «deriva da “res”, la cui radice indoeuropea vuol dire “bene’”, il termine “cosa” proviene dal latino “causa”, perché ogni cosa ci chiama in causa per riconoscere le sue ragioni. Le cose, in breve, ci danno la certezza dell’affidabilità, Dio stesso crea l’uomo con una cosa, con la terra. Ma le cose, al contempo, ci oppongono la loro resistenza. E in tal senso ci limitano. Ponendoci innanzi a ben altro, a ciò che chiamiamo “indisponibilità”. Ed è proprio quando le cose ci dicono no che ci fanno da ostetriche, ci tirano fuori dal grembo che noi stessi ci costruiamo».
Infine di come «sentire e gustare le cose internamente abbia un ruolo fondamentale nell’esperienza umana e spirituale» ha parlato padre Carlo Chiappini, maestro dei novizi della Compagnia di Gesù: «L’etimologia stessa della parola “emozione” ci svela che si tratta di una forza che muove dall’interno». Dio «parla al cuore e così, in questo luogo intimo e personale nel quale solo Lui entra liberamente, ci fa sentire la sua chiamata». In tal senso, per mettersi in contatto con il «sentire profondo, nel quale risuona la parola che Dio rivolge a ciascuno in maniera unica, serve spesso un lungo processo di purificazione». Non dobbiamo dimenticare che il luogo più concreto e reale in cui si manifesta il mistero di Dio, ci ricorda padre Chiappini, «è la storia: la nostra storia personale, nella quale, attraverso gli slanci, le ferite, il peccato, il perdono, la generosità, la capacità di commuoversi, siamo chiamati a crescere in sapienza, età e grazia».
Cosa significa essere educatori oggi? Come si può essere giovani santi, lieti e coraggiosi che si mettono a servizio di chi ci è Prossimo dando forma e sostanza alla bellezza insita nella scelta dell’educare, che è propria dell’Azione Cattolica? A tracciare un profilo della figura dell’educatore hanno provato questa mattina i partecipanti alla tavola rotonda «Educare: infinito del verbo sognare», movendosi all’interno di un orizzonte immediatamente percepito e condiviso, e cioè quello dell’educazione alla “vita buona”, richiamato dai vescovi italiani negli orientamenti pastorali per il decennio in corso.
Lo psicologo Luigi Russo partendo dalla sua esperienza sul campo ha ricordato come relazione educativa «nasca dal saper riconoscere i bisogni, dal saper dare un nome a questi bisogni e dal saperli soddisfare». Come nell’incontro di Gesù con la Samaritana. Sapendo, però, allo stesso tempo «distinguere tra bisogno e desiderio». Piuttosto all’educatore sta ancora il compito di «coltivare le emozioni poiché queste sono alimento per la vita dei ragazzi e come degli adulti»; cogliendo nelle emozioni quel dato di «movimento» che è tipico e «necessario ad ogni azione educativa».
Una dimensione, quella della “tensione” verso l’altro, anche emozionale, che non è estranea a ciò che i nostri vescovi richiamano nel documento “Educare alla vita buona del Vangelo” che delinea gli attuali orientamenti pastorali. Il vescovo di Aversa e vicepresidente della Cei, mons. Angelo Spinillo ricorda come sia «compito dell’educatore saper essere in dialogo con l’educante, per coglierne la domanda di vita», e come ciò comporti lo «stare a fianco, per identificare i bisogni reali e la domanda di partecipazione che è insita in ogni relazione realmente educativa». Sapendo «attendere i tempi di ciascuno», cioè costruendo - come fece Gesù con gli apostoli -  «una relazione paziente, vera e libera». Poiché solo nel camminare insieme- dell’educatore e dell’educando - l’«educare divine generare: vita e futuro».
Sul ruolo della scuola come agenzia educativa, del suo essere istituzione “educatrice”, è intervenuto Sergio Cicatelli, dirigente scolastico e funzionario del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, che ha innanzitutto sottolineato come l’«educazione sia più della scuola». Oggi come in passato, la scuola non esaudisce la «domanda educativa delle giovani generazioni», specie se constatiamo quanto «nella scuola ci sia oggi più una domanda di affetto che di cultura», che impone agli insegnanti di «ripensare la loro natura di educatori» spingendoli a «non essere solo degli esperti della loro materia, ma degli “adulti di riferimento”, che sempre più sono chiamati a sostituire gli stessi genitori, le stesse famiglie». Ciò che definiamo come «emergenza educativa» è dunque più «un interrogativo posto agli educatori che agli educanti». È una responsabilità che chiama a dare corso a un mix «sempre più efficace» tra «formazione, istruzione ed educazione». Non si tratta di fornire più nozioni, né è questione di metodologie didattiche. È innanzitutto bisogno di «maggiori relazioni», poiché sono queste ultime che restano nel tempo.
Che tutti siano «chiamati ad essere educatori», lo ha infine sottolineato Chiara Finocchietti, responsabile del coordinamento giovani del Fiac. Per gli educatori di Azione Cattolica questa chiamata ha però un “di più” che la rende speciale. L’educatore di Ac è e deve essere «consapevole di far parte di una grande storia che c’è e ci sarà anche dopo di noi» e che anche lui o lei «c’entra», poiché è una storia «fatta insieme, collettiva». Ancora: l’educatore di Ac «condivide un Progetto formativo che nel solco del servizio alla Chiesa», di una storia vissuta insieme e spesa nell’azione di «evangelizzazione e formazione delle coscienze» come indicato dallo stesso Statuto dell’associazione. Infine, Chiara Finocchietti ci ricorda che «gli educatori sono come gli artisti, come Michelangelo. Chiamati, come scultori, a liberare dalla materia superflua la bellezza che è insita in noi; quella materia superflua che ci impedisce di essere pienamente ciò che siamo». In tal senso «l’educatore è partecipe dell’opera creatrice di Dio» ed è chiamato per agire al meglio a «saper leggere i segni dei tempi e a dare ragione della sua fede», come ci ha chiesto il Concilio Vaticano II di cui quest’anno festeggiamo i cinquant’anni.
Sabato, 15 Dicembre 2012

domenica 28 ottobre 2012

Nella scuola con stile, per costruire il domani

DOCUMENTO FINALE CONVEGNO NAZIONALE INSEGNANTI

In un tempo di rapidi cambiamenti che mutano scenari, incrinano certezze e affievoliscono speranze sul futuro, gli insegnanti di Azione Cattolica si sono riuniti a Roma per una giornata di confronto sulla scuola e sull’essere insegnanti oggi.

Abbiamo voluto guardare il mondo della scuola, in cui quotidianamente lavoriamo, con l’occhio critico e sincero della realtà vissuta, e con il desiderio e l’attenzione di chi ama la scuola e si spende per renderla migliore di com’è.
Affidiamo queste nostre attese a tutti coloro i quali condividono la passione per l’educazione, la formazione, la possibilità di aiutare e aiutarsi reciprocamente a crescere verso quella pienezza di umanità che, a seconda delle personali convinzioni e sensibilità, si definisce realizzazione di sé, felicità, santità.

La prospettiva da cui muove la nostra riflessione è quella della professione: di quali insegnanti hanno bisogno oggi i ragazzi, i giovani, le famiglie, la società? E allo stesso tempo: quale contributo possono offrire gli insegnanti affinché il “tempo delle crisi” divenga il “tempo delle opportunità”?  

L’intento è quello di tenere vivo il dibattito sulla scuola e sulle problematiche educative, consapevoli che questo nostro tempo necessita di un supplemento di pensiero condiviso, all’interno della nostra Associazione, e non solo.(Continua...)

domenica 21 ottobre 2012

DATE VOI STESSI DA MANGIARE



ASSEMBLEA ANNUALE
 
Quest’anno si presenta molto ricco di eventi per la riflessione e la  progettazione della nostra vita associativa e per l’impegno nell’azione pastorale:  la ricorrenza dei cianquant’anni dell’apertura del Concilio Vaticano II e i venti dalla pubblicazione del Catechismo della Chiesa cattolica, che costituiscono per la nostra associazione un’occasione preziosa per rinnovare l’impegno ad educare alla fede e per andare sempre più alle radici del nostro credere e del nostro essere cristiani chiamati a vivere nella vita quotidiana, nella Chiesa e in AC ad imitazione di Cristo; l'indizione dell’Anno della Fede, che vuole essere un «invito a un’autentica conversione al Signore, unico Salvatore del mondo», un invito che richiede una risposta consapevole e autentica per accogliere il dono della fede e per imparare giorno dopo giorno a professare, con la nostra vita, l’appartenenza al Signore Gesù e alla sua Chiesa. In quest’anno associativo siamo chiamati a vivere la comunione come dono, accogliere la vita di Cristo che si dona a noi nella concreta realtà della nostra Chiesa locale. Solo così riusciremo ad essere autentici testimoni del Risorto, corresponsabili della missione della Chiesa, in comunione con il nostro Vescovo e i nostri sacerdoti. L’anno della fede è anche riscoperta della fiducia nella Chiesa e nei nostri sacerdoti che ogni giorno, instancabilmente, si donano alla comunità come cibo per la nostra salvezza. La fede è un dono prezioso di Dio che chiede una risposta libera e decisa. Ogni socio di Azione Cattolica deve tradurre la propria vocazione alla santità in una risposta generosa che si deve  concretizzare nell’annuncio del Vangelo e nell’impegno ad essere cittadini che intessono relazioni significative per la costruzione della città dell’uomo e per l’edificazione del Regno. Lo sforzo che chiediamo ad ogni socio di Azione cattolica è quello di mettersi al servizio delle comunità parrocchiali per dare un concreto contributo all’azione missionaria per la testimonianza della fede. Ogni socio deve avere contezza che la sua vita di cristiano si realizza nella concreta azione di donazione ai fratelli, alla famiglia, ai colleghi di lavoro, alle persone che ogni giorno si incontrano nella vita quotidiana, in una missione fatta di gesti semplici, ma concreti, densi di significato, di amore, di fede: abbiamo ricevuto gratuitamente il dono di essere figli di Dio, allo stesso modo doniamo alle persone gratuitamente la gioia dell’incontro con Cristo Risorto, Egli ci esorta a dare “noi stessi da mangiare!”
Il 18 novembre P.V. ci ritroveremo tutti a Piazza Armerina, presso la scuola Media RONCALLI, per la nostra assemblea annuale. 

lunedì 1 ottobre 2012

Egregio Ministro Profumo...


(La fonte di questo articolo è il sito dello SNADIR dal quale abbiamo attinto per amplificare la notizia)

...l’insegnamento della religione è adeguato,  è l’uscita anticipata da scuola ad essere inadeguata
 
«Credo che l’insegnamento della religione nelle scuole così come concepito oggi non abbia più molto senso. Probabilmente quell’ora di lezione andrebbe adattata, potrebbe diventare un corso di storia delle religioni o di etica», ha spiegato in questi termini il suo pensiero sul tema “Dove è finita l’Europa della conoscenza?" intervenendo alla festa di Sinistra, ecologia e libertà venerdì 21 settembre scorso.
Certo comprendiamo bene che voleva ingraziarsi la platea; e quale miglior argomento se non quello dell’insegnamento della religione cattolica (in genere viene usato dai giornalisti a corto di notizie nel periodo di ferragosto).
Ricordiamo al Ministro che l’insegnamento della religione cattolica è nelle scuole perché  la Repubblica italiana riconosce il valore della cultura religiosa e perché i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano (art. 9, comma 2 della legge 121/1985) ed è impartito nelle istituzioni scolastiche secondo le finalità della scuola (sent. Corte Costituzionale n.203/1989). Le motivazioni sono quindi squisitamente storiche e culturali e obbligano ogni docente ad adottare, come tutti gli insegnamenti scolastici, le metodologie, la modalità di studio, di interpretazione e di ricerca tipiche della scuola.
Il Ministro  saprà certamente che l’attuale insegnamento della religione cattolica  offre agli studenti “contenuti  e  strumenti  per  una  riflessione  sistematica sulla  complessità dell'esistenza umana nel  confronto aperto fra  cristianesimo  e  altre  religioni,  fra  cristianesimo  e  altri  sistemi  di significato (…) promuove tra gli studenti la partecipazione ad  un dialogo autentico e  costruttivo, educando all'esercizio della libertà in una prospettiva di  giustizia e di pace” (Intesa tra il Ministro Profumo e il Card. Bagnasco – 28 giugno 2012)
Certo il Ministro è preoccupato  per  le altre culture e religioni presenti sul nostro territorio e degli studenti che non scelgono l’insegnamento della religione cattolica, ma la soluzione non è cambiare l’attuale insegnamento della religione a scuola con un insegnamento  che offra – come ha affermato il Ministro – un panorama più ampio.
Il Ministro  sappia che nella scuola italiana i suoi docenti di religione danno ad ogni studente l’opportunità di incontrare culturalmente testi, documenti, tradizioni, testimonianze e contenuti che costituiscono l’universo religioso. Diciamo che senza la frequenza dell’insegnamento della religione, gli studenti si priverebbero di una alfabetizzazione religiosa culturalmente qualificata. Se abbiamo, quindi,  a cuore la formazione alla pace e al dialogo dei nostri studenti, non possiamo abbandonarli all’ignoranza religiosa.
Il problema non è l’attuale insegnamento della religione cattolica, che offre un insegnamento altamente qualificato e  svolto da docenti con una formazione di livello universitario, bisogna invece preoccuparsi di offrire anche agli studenti che non si avvalgono un insegnamento altrettanto qualificato.
Insomma, Ministro Profumo,  forse sarebbe opportuno preoccuparsi di quella falsa alternativa all’insegnamento della religione  che si è tradotta in una “mostruosa negazione della didattica”: l’uscita anticipata da scuola.
 
Orazio Ruscica

giovedì 20 settembre 2012

Cattolici e politica. Prima i contenuti



Nota della Presidenza nazionale dell’Azione Cattolica Italiana
In merito al dibattito sulla nascita di nuovi soggetti politici e sul ruolo dei cattolici

Tra i tanti temi dell’estate politica, sicuramente ha avuto particolare evidenza quello dell’“unità dei cattolici”. Come purtroppo spesso accade, nell’opinione pubblica non si è colta la profondità e la sostanza del dibattito in corso. Riducendo tutto al tema del “contenitore”, infatti, ci si è ridotti a porsi domande in larga parte fuorvianti: “Ci sarà un nuovo partito dei cattolici? Chi ne farà parte? Il mondo associativo è unito o diviso di fronte a tale prospettiva?”.
Un approccio che, in realtà, non coglie la fase nuova dell’impegno dei credenti in politica. Con questi ragionamenti semplicistici, infatti, viene del tutto trascurato il forte impegno del mondo cattolico, in dialogo con tutti, per restituire al Paese un patrimonio di valori condivisi e un confronto politico più pacato. I cattolici lavorano, e non da ieri, non per trovare uno spazio elettorale, ma per riempire di “contenuti” una scena pubblica occupata spesso da odi, rancori, scandali, sprechi e lentezza nel rispondere alla crisi, che – come ha ricordato il 29 agosto scorso il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza Episcopale Italiana – coinvolge innanzitutto la visione dell’uomo.
Non sui “contenitori”, ma sui “contenuti”, il mondo cattolico lavora da tempo, sollecitato ancor più dal vibrante appello di quattro anni fa in cui il Santo Padre Benedetto XVI, da Cagliari, invocò una nuova generazione di credenti impegnati in politica.
Sui “contenuti” e su una nuova «agenda di speranza» per il Paese si sono svolte le Settimane sociali, in questa direzione hanno lavorato la Consulta nazionale delle aggregazioni laicali e Retinopera (la rete delle associazioni e dei movimenti impegnati nel sociale), questo è stato lo spirito che ha animato l’incontro di Todi organizzato dal Forum delle associazioni attive nel mondo del lavoro.
Questo intenso impegno comune del mondo associativo ha trovato momenti essenziali di sintesi e rilancio nelle prolusioni del cardinale Angelo Bagnasco e nell’incoraggiamento univoco dei vescovi italiani.
E anche l’Azione cattolica, in questi anni, ha intensificato i suoi sforzi per formare i soci al bene comune e all’impegno diretto, e per mettere in rete le esperienze degli amministratori locali provenienti dall’Ac (oltre 500 amministratori hanno partecipato, negli ultimi due anni, a momenti nazionali di studio e confronto su tematiche concrete, e hanno mostrato quanto sia errato guardare sempre e solo ai grandi scenari politici nazionali).
Inoltre, come ammettono anche tanti osservatori esterni, la comune consapevolezza, da parte dei credenti, di un cambio di passo non più differibile, pena il disastro per il Paese, è stato importante per aprire una stagione di tregua tra le forze politiche e per favorire un clima di responsabilità rispetto ad una congiuntura sociale ed economica durissima.
In una fase confusa, in cui la crisi è ancora in corso e gli scenari politici sono ingessati dalle incertezze e dai tatticismi, dalla ricerca di scorciatoie che finiscono per screditare le stesse istituzioni democratiche, i cattolici vengono dunque “tirati per la giacca”, come fossero portatori di pochi e sparuti interessi. È proprio in questo momento, invece, che emerge il lungimirante lavoro svolto, ancora una volta, sui “contenuti”: il mondo associativo appare perfettamente cosciente di avere radici comuni in un’agenda fondata sulla centralità della persona, della famiglia e dell’etica della vita, sulla preferenza assoluta per gli ultimi, sulla trasparenza e sobrietà della vita istituzionale, sulla relatività, e non assolutezza, della politica rispetto all’interezza della vita civile. Sono nati, sulla scia del magistero di Benedetto XVI e dei vescovi italiani, e attraverso il confronto positivo tra tante intelligenze, interessanti letture del mutato scenario economico globalizzato, delle nuove relazioni tra diritti e doveri, tra libertà e responsabilità, tra potere e partecipazione, tra economia, finanza e sovranità dei popoli. Si è entrati, molto prima che se ne accorgessero tanti osservatori, nel merito di questioni poi puntualmente rivelatesi cruciali e indifferibili. Solo per citarne alcune: la riforma elettorale (che ancora, inspiegabilmente, tarda a venire) e delle istituzioni; la questione giovanile tra precarietà e mobilità sociale negata; la centralità dei processi educativi e formativi; l’urgenza di muoversi verso un’Europa che abbia un’anima e che persegua la pace, la cooperazione e l’accoglienza, e non solo la solidità della moneta unica; l’impegno per una legalità diffusa e contro ogni forma di corruzione; la questione lavoro nel suo complesso (perché il lavoro e i lavoratori non siano considerati merce o semplici fattori produttivi); il rilancio di un nuovo patto tra le generazioni.
All’Azione cattolica appare che oggi questo ricco patrimonio possa essere messo a servizio del Paese in una fase davvero “costituente”. È un patrimonio che può dialogare legittimamente, senza complessi e autorevolmente, sia all’interno di tutte le famiglie politiche europeiste, democratiche, riformiste, non populiste e attente a unire più che a dividere, sia in nuovi soggetti politici che avvertono la particolare necessità di preservare un clima di responsabilità e condivisione nazionale ed europea.
Chi si concentra sui “contenitori” rischia dunque di sottostimare una fase nuova e promettente in cui i credenti, a partire dai territori, si caricano con uno spirito comune della necessità di tenere unito il Paese e di protendere tutti, senza indugi, verso il bene comune.
Roma, 20 settembre 2012

giovedì 2 agosto 2012

coraggiosi per scelta

Il settore giovani della nostra diocesi sta organizzando il campo estivo per i giovanissimi e
giovani che dall’1 al 4 Settembre ci vedrà riuniti. .
Il campo avrà come titolo “Coraggiosi per scelta” e sarà l’opportunità per accompagnare i
giovanissimi ed i giovani a riflettere sulla propria vita e a comprendere che le scelte che richiedono
maggior coraggio e che trasformano davvero la vita, sono quelle quotidiane, aiutandoli a prendere
consapevolezza di cosa voglia dire aver coraggio.
Lo slogan che ci accompagnerà in questi giorni è “Che stile! ...e camminava con loro...”;
l'icona biblica di Gesù che cammina con i due discepoli di Emmaus ( Le 24,13-35) costituisce la linea
su cui improntare uno stile di compagnia e di condivisione che può far da guida per la nostra vita
quotidiana di responsabilità e di servizio. La certezza che è Cristo che ci cammina accanto porterà a
riscoprire che a nostra volta, conformati a Cristo, anche noi siamo chiamati ad accompagnare e a
camminare con quanti ci sono affidati e incontriamo sulle strade della vita
Porremo particolare attenzione nell’alternare bene liturgia, attività formative e animazione,
dando significato anche ai momenti “liberi”, che hanno un grande valore e vanno ben preparati al
fine di far vivere un’indimenticabile esperienza ai partecipanti.
Le giornate del campo saranno scandite quindi da momenti di incontro con il Signore attraverso la
preghiera, riflessioni tematiche personali e comunitarie, momenti associativi e condivisione con
1'ambiente che ci circonda, relax., escursioni, mare…
Il campo sarà anche l’occasione per presentare alcuni testimoni importanti, collegati
all’Associazione, in particolare quest’anno è la volta per scoprire ed approfondire la figura del
Beato Giuseppe Toniolo.
Dedicheremo del tempo a due figure esemplari del nostro tempo, i magistrati Giovanni
Falcone e Paolo Borsellino, nel 20° anniversario della loro tragica scomparsa, per ricordare e
cercare di scoprire questi personaggi sotto una chiave diversa, “più vicina a noi”, riflettendo sul
coraggio di dare voce alle proprie idee e lottare per i propri ideali .“Gli uomini passano ma gli ideali restano e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”
(Giovanni Falcone)
(Per info: vai al sito  http://azionecattolicapiazzarmerina.weebly.com/

sabato 21 luglio 2012

Un sacerdote al servizio del Popolo di Dio e dei Giovani

Don Giulio Scuvera, un  sacerdote al servizio del Popolo di Dio e dei giovani. Amava ripetere che: "i giovani sono la gioia e la speranza della Chiesa. La Chiesa e il mondo devono investire sui giovani, devono giocarsi tutto e compromettersi per loro, essi sono il presente e il futuro della società e della Chiesa.  Ho deciso di essere sacerdote per il Popolo di Dio e per i giovani!" Don Giulio era così, fermo nella fede, ostinato nel fare il bene comune, amorevole con tutti, in particolare i giovani, sempre sorridente! Amico, fratello, ma soprattutto Padre. Grazie don Giulio!                                                            (Guglielmo Borgia)

giovedì 19 luglio 2012

Ricordando Paolo Borsellino

 "occorre compiere fino in fondo il proprio dovere, qualunque sia il sacrificio da sopportare, costi quel che costi, perchè è in ciò che sta l'essenza della dignità umana." (P. Borsellino)
                       Perchè la memoria diventi pietrà angolare della dignità umana.

L'Azione Cattolica della Sicilia rappresentata da tutte le presidenze diocesane, riunita ad Erice il 30 giugno e il 1 luglio 2012 per due giornate di studio sul tema "Famiglia 1 valore..." fa memoria dell'attentato del 19 luglio 1992 in via D'Amelio a Palermo. (clicca per scaricare documento)

giovedì 12 luglio 2012

Frammenti d’anima



Dal Diario spirituale di Giuseppe Toniolo

5 giugno 1882 […]
Ah! Sì, confesso mio Dio, prostrato innanzi a voi, che siete colui che è, mentre io sono colui che non è; d’essere propriamente nulla, nulla sapere e potere nell’ordine naturale e soprannaturale senza il benignissimo vostro aiuto e senza la vostra grazia. Confesso di essere per la natura mia corrotta dalle origini e peggio guastata dalle mie tristi abitudini, la stessa miseria; niuno più incostante, niuno più irrequieto, niuno più fragile, niuno più prono al male di me: l’esperienza di trenta anni me ne moltiplica le prove, la voce del mio stesso confessore me lo conferma. Oh! Come sarei nel fondo di ogni pervertimento e corruttela, se un abisso di misericordia vostra non mi avesse finora prevenuto, circuito, quasi direi perseguitato! […]. Ma deh! Mio Dio, che vi siete umiliato ed esinanito, per così dire, per me, che coll’esempio di una vita di trentatrè anni pare che non abbiate voluto insegnarmi fuorché l’umiltà in tutte le circostanze, sotto tutte le forme, mio Dio, che espressamente mi ingiungete di essere umile, sotto minacce terribili di non entrare nel regno dei cieli, che amorevolmente mi invitate ad apprendere da voi non a far miracoli, ma ad essere umile e mite di cuore, mio Dio, mio Gesù, mio maestro datemi questa sovrana virtù dell’umiltà.
Io lo desidero ardentemente e ve ne prego insistentemente: io non voglio più resistere a voi, perché voi non resistiate a me, bensì mi largiate abbondante la grazia: sottraetemi alle insidie, alla fallacia, alla tirannia della superbia; fate il mio cuore simile al vostro, affinché in grazia della umiltà sincera, profonda, costante, che moderi la mia mente, che informi il mio sentire, che governi le mie azioni, che si traduca nella mia vita interiore ed esteriore, io meriti la grazia preziosa di conoscere ed adempiere la vostra adorabile volontà, di correre lietamente le vie dei vostri comandamenti, in una parola di amarvi. O Gesù ricordatevi dell’umiltà della madre vostra e mia Maria, ed esauditemi. Eterno Padre, vi offro l’umiltà del vostro figlio Gesù, ad ottenimento di questa suprema virtù, fondamento d’ogni vita cristiana, condizione a modellarsi sulle vostre infinite perfezioni. Io lo spero e ne do lode a voi colla mia profonda gratitudine, di quest’uomo poverello, che è nulla, e in voi potrà tutto.

(Giuseppe Toniolo, Voglio farmi santo, a cura di D. Sorrentino, Presentazione di G. Gervasio, AVE, Roma 1995, pp. 54 – 56)

mercoledì 11 luglio 2012

Scuola, i risultati degli scrutini

Scuola, i risultati degli scrutini

In leggero aumento gli studenti promossi:
+1,2% nelle superiori, +0,4% nelle medie
Aumentano, seppur di poco, gli studenti promossi alle classi successive nelle scuole secondarie di I e II grado. E’ questa la tendenza generale che emerge dai dati pervenuti finora al Ministero. Secondo le cifre che si riferiscono all’85% delle scuole medie e al 91% delle superiori, quest’anno la percentuale degli studenti promossi alle classi successive è del 95,7% nelle medie e del 62% alle superiori. Lo scorso anno era del 95,3% nelle medie e del 60,8% nelle superiori.
L’aumento dunque, se la tendenza emersa finora dovesse essere confermata, risulta più consistente nelle superiori, dove si registra una crescita dei promossi dell’1,2%. Nelle medie invece l’aumento è più contenuto e si attesta finora sullo 0,4%. In particolare, per quanto riguarda le superiori, i promossi aumentano soprattutto al 3° e al 4° anno. Nelle classi terze i promossi sono il 64,2%, rispetto al 62,5% dell’anno scolastico precedente, mentre nelle quarte la percentuale degli ammessi è del 66,1%, contro il precedente 64,9%. Per quanto riguarda i risultati divisi per tipologia di istituto, è negli Istituti Professionali che si registra l’aumento maggiore dei promossi, con un +1,7%.
Allo stesso tempo, diminuiscono le percentuali dei non ammessi e dei sospesi in giudizio: gli studenti che nelle superiori hanno riportato almeno un’insufficienza da recuperare per essere ammessi all’anno successivo sono passati dal 27,5% al 27,1%; mentre la percentuale dei non ammessi passa dall’11,7% al 10,9%. Per quanto riguarda le medie, si passa dal 4,7% di non ammessi dello scorso anno al 4,3%. (dal sito del Miur)

martedì 10 luglio 2012

TUTTI IN CAMMINO SUI SENTIERI DI FRASSATI

Tutti in cammino sui sentieri Frassati

Martedì, 03 luglio 2012
Con l'inaugurazione del sentiero Frassati dell'Alto Adige (18 agosto) si completa il progetto che prevedeva di dedicare una cima al beato Pier Giorgio in ogni regione. Ma l’avventura continua insieme alla proposta di percorrere il sentiero, specie nella ricorrenza del 4 luglio. Ecco tutti i prossimi appuntamenti regionali.