mercoledì 27 febbraio 2013

Dichiarazione di Franco Miano, Presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana sull’esito delle Elezioni politiche del 24 e 25 febbraio 2013




Non era un profeta di sventura chi chiedeva, in tempi non sospetti, la riforma della legge elettorale e un drastico rinnovamento – all’insegna della trasparenza e della moralità - della politica. Tante realtà della società civile, compresa l’Azione cattolica, si sono spese con forza per lanciare, su questi temi, messaggi chiarissimi a tutti i partiti. Ma nulla è stato cambiato.
L’esito del voto è dunque il frutto amaro di scelte, o meglio non-scelte, compiute con la vana speranza che anche l’Italia fosse rimasta placidamente immobile come la politica. Invece il Paese è cambiato, la crisi economica ha in parte aperto gli occhi e in tanti sono divenuti molto più esigenti verso la classe dirigente. È iniziato con senso d’inquietudine misto a frustrazione e protesta la ricerca di una nuova offerta politica più vicina alle esigenze dei territori e delle persone. Ma non si è trovato nei partiti cosiddetti “tradizionali” quella reale e radicale volontà di cambiamento che pure sembrava dover fare seguito ai fatti del novembre 2011. Allo stesso tempo, dobbiamo registrare come un dato di fatto la tendenza di larghe sacche di voto a costruire il consenso più intorno a promesse, miraggi o aneliti distruttivi che intorno alla reale situazione del Paese. A fronte di questo dato, occorre che ad interrogarsi siano non solo la politica ma anche tutte le realtà del panorama informativo, formativo ed educativo.
Ora dunque ci troviamo di fronte a un bivio. Centrodestra e centrosinistra hanno tra le mani primati d’argilla e risicatissimi. Possono usarli per insistere nella gara a chi colpisce con più forza le fondamenta e i nervi fragili del Paese. Oppure esercitarli con responsabilità. Coinvolgendo anche, in un nuovo clima di pace politica che sia preludio di pace sociale, la componente montiana e – per quanto possibile - la folta e giovane rappresentanza del Movimento 5 Stelle. Guardando al Paese, non mancano obiettivi che accomunano: in primis – stavolta da concepire come prima riforma, e non come ultima – il cambiamento dell’attuale orribile legge elettorale, vergogna democratica di cui portiamo lo stigma ovunque nel mondo; un pacchetto minimo di riforme istituzionali che snellisca lo Stato e le sue articolazioni sul territorio, riduca il numero dei parlamentari e della classe politica a ogni livello territoriale e diminuisca considerevolmente i costi della politica; una ricetta economica improntata a realismo per tenere insieme gli equilibri finanziari, la credibilità internazionale e sui mercati e il rilancio dell’economia attraverso la creazione di lavoro per i giovani e il sostegno alla famiglia.
In un momento in cui l’Italia ha gli occhi sgranati dinanzi ad uno spettacolo disarmante, l’Azione cattolica vuole ancora credere in un miracolo di corresponsabilità.

Roma, 26 febbraio 2013

venerdì 22 febbraio 2013

Messaggio della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana in vista della scelta di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica nell’anno scolastico 2013-2014


Cari studenti e genitori,
nelle prossime settimane sarete chiamati a esprimervi sulla scelta di avvalersi
dell’Insegnamento della religione cattolica (Irc).
L’appuntamento si colloca in un tempo di crisi che investe la vita di tutti. Anche la scuola e i
contesti educativi, come la famiglia e la comunità ecclesiale, sono immersi nella medesima
congiuntura. Noi Vescovi italiani, insieme e sotto la guida di Benedetto XVI, animati dallo Spirito
Santo che abita e vivifica ogni tempo, vogliamo ribadire con convinzione che la «speranza non delude»
(Rm 5,5).
Sono proprio i giovani – ricorda a tutti il Santo Padre – che «con il loro entusiasmo e la loro
spinta ideale, possono offrire una nuova speranza al mondo… Essere attenti al mondo giovanile,
saperlo ascoltare e valorizzare, non è solamente un’opportunità, ma un dovere primario di tutta la
società, per la costruzione di un futuro di giustizia e di pace. Si tratta di comunicare ai giovani
l’apprezzamento per il valore positivo della vita, suscitando in essi il desiderio di spenderla al servizio
del Bene» (BENEDETTO XVI, Messaggio per la XLV Giornata Mondiale della Pace, 8 dicembre 2011).
Noi Vescovi vogliamo anzitutto ascoltare le domande che vi sorgono dal cuore e dalla mente e
insieme con voi operare per il bene di tutti. Lo abbiamo fatto nel redigere le nuove indicazioni per l’Irc
nella scuola dell’infanzia, del primo e del secondo ciclo, con l’impegno di sostenere una scuola a
servizio della persona. Siamo persuasi, infatti, che la scuola sarà se stessa se porterà le nuove
generazioni ad appropriarsi consapevolmente e creativamente della propria tradizione. L’Irc, oggi come
in passato, aiuterà la scuola nel suo compito formativo e culturale facendo emergere, “negli” e “dagli”
alunni, gli interrogativi radicali sulla vita, sul rapporto tra l’uomo e la donna, sulla nascita, sul lavoro,
sulla sofferenza, sulla morte, sull’amore, su tutto ciò che è proprio della condizione umana. I giovani
domandano di essere felici e chiedono di coltivare sogni autentici. L’Irc a scuola è in grado di
accompagnare lo sviluppo di un progetto di vita, ispirato dalle grandi domande di senso e aperto alla
ricerca della verità e alla felicità, perché si misura con l’esperienza religiosa nella sua forma cristiana
propria della cultura del nostro Paese.
Cari genitori, studenti e docenti, ci rivolgiamo a voi consapevoli che l’Irc è un’opportunità
preziosa nel cammino formativo, dalla scuola dell’infanzia fino ai differenti percorsi del secondo ciclo
e della formazione professionale, perché siamo convinti che si può trarre vera ampiezza e ricchezza
culturale ed educativa da una corretta visione del patrimonio cristiano-cattolico e del suo peculiare
contributo al cammino dell’umanità.
Riteniamo nostro dovere di Pastori ricordare, a tutti coloro che sono impegnati nel mondo della
scuola, le parole del Papa per questo Anno della fede: «Ciò di cui il mondo oggi ha particolarmente
bisogno è la testimonianza credibile di quanti, illuminati nella mente e nel cuore dalla Parola del
Signore, sono capaci di aprire il cuore e la mente di tanti al desiderio di Dio e della vita vera, quella che
non ha fine» (BENEDETTO XVI, Porta fidei, n. 15).
Roma, 26 novembre 2012
                                                                                                           LA PRESIDENZA
                                                                            DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

giovedì 14 febbraio 2013

Mario sturzo: un Vescovo educatore



     Mons. Mario Sturzo(1861-1941) è stato una figura poliedrica di vescovo, educatore, filosofo, pedagogista, poeta, maestro di spiritualità, uomo di profonda cultura, radicato nella tradizione ecclesiale ma anche aperto al dialogo con la società contemporanea. Prima da prete a Caltagirone e poi da vescovo a Piazza Armerina considerò primario il tema dell'educazione per la formazione delle persone con cui entrò in contatto.


          Ha scritto Umberto Chiaramente:  "Come il fondatore del PPI fu "maestro della società civile con le sue pubblicazioni tese ad educare alla democrazia, alla libertà, ai diritti e ai doveri della cittadinanza, così il vescovo Mario non tralasciò di educare con i congressi parrocchiali, con i corsi di esercizi spirituali agli uomini, con le numerose lettere pastorali... In sintesi, in don Luigi Sturzo tanto il sacerdozio quanto l'attività di amministratore pubblico non furono mai scissi, così come nel vescovo Mario la missione pastorale e quella di studioso ebbero un unico fine: migliorare l'istruzione e la preparazione della popolazione "per condurla alla fede risanando il pensiero e formando ad una vita migliore".

La famiglia
      I fratelli Sturzo, grazie all'impostazione di vita cristiana data dai genitori, Felice Sturzo e Caterina Boscarelli, ebbero la fortuna di trovarsi in un ambiente familiare moralmente sano e impregnato di spiritualità. Non deve meravigliare quindi che si riscontri in tutti i figli la vocazione alla perfezione cristiana.
       Mario e Luigi assieme alle sorelle Margherita, Remigia ed Emanuela - quest'ultima chiamata con il diminutivo di "Nelina" e gemella di Luigi - , contribuirono a rendere il loro nucleo sempre più sicuro nei principi cristiani e, specialmente, in quell'amore che si traduceva in dedizione reciproca e in efficace strumento per affrontare e risolvere gli immancabili problemi e i difficili momenti di ogni nucleo familiare. (Continua...)

MESSAGGIO ALLA DILETTA CHIESA DI PIAZZA ARMERINA




Carissimi fratelli e sorelle amati dal Signore,
ho accolto la scelta del Santo Padre di nominarmi Arcivescovo della Chiesa di Dio pellegrina in Monreale con comprensibile trepidazione e commozione, perché è assai grande il sacrificio che mi è stato chiesto di lasciare questa Chiesa di Piazza Armerina, che ho cercato di amare con tutto me stesso e di servire per quanto ne sono capace per oltre un decennio.
In questi anni sono stato sostenuto, nonostante le mie deficienze e fragilità, dalla certezza espressa nel motto del mio episcopato "charitas Christi urget nos"( 2 Cor 5,14), che l’amore di Gesù Cristo non mi abbandona ma mi possiede e mi spinge a vivere non più per me stesso , ma per Lui che è morto e risorto per me.
In questi anni ci siamo conosciuti, accolti , stimati e voluti bene. Abbiamo rivissuto insieme l’avventura dell'incontro e della sequela di Gesù Cristo, nella vita della nostra Chiesa.
Conserverò per tutta la vita una gratitudine grande a tutti voi, che siete stati miei collaboratori e mi avete consentito di fare un’esperienza indimenticabile di fede e di carità pastorale.
Non è possibile ricordare in modo preciso tutti i momenti di questi dieci anni: gli incontri personali con molti di voi presbiteri diaconi, seminaristi e fedeli laici; le visite pastorali alle parrocchie, alle scuole, alle fabbriche,alle carceri, agli ospedali e ai malati nelle case; le visite ai nostri missionari in Perù e in Brasile; l'amministrazione delle cresime, la partecipazione alle feste patronali, i convegni diocesani ; gli incontri con i giovani e le famiglie,i catechisti e i volontari della Caritas; i membri degli Istituti di Vita consacrata e i ministri straordinari dell’eucaristia; le confraternite e le aggregazioni laicali; gli incontri pubblici di carità e di cultura dove ho avuto modo di incontrare le autorità civili e militari, i sindacalisti, gli uomini di cultura, gli immigrati, i poveri.
Chiedo perdono per tutti quei momenti in cui i miei limiti personali hanno reso meno limpida l'esperienza della fede e la testimonianza della carità pastorale.
Accompagnatemi in questo momento e in futuro con la vostra preghiera. Colgo l’occasione per rinnovare il mio grazie a tutti nel vincolo di comunione che ormai definitivamente mi lega a ciascuno di voi , per i quali sono stato padre, fratello e amico.
Vi benedico tutti di cuore.
Piazza Armerina, 8 febbraio 2013
+ Michele Pennisi
Amministratore Diocesano della Diocesi di Piazza Armerina
Arcivescovo eletto di Monreale

martedì 12 febbraio 2013

Immensa gratitudine a papa Benedetto.

 
Lo abbiamo amato e continueremo ad amarlo, lo abbiamo seguito e seguiremo con altrettanta forza e passione il suo successore. Lo apprezziamo per l’amore che mostra per la Chiesa e per il coraggio della sua decisione.
Anche lo scorso Natale, lo abbiamo salutato con i ragazzi dell’Acr (e ancora venerdì 8 febbraio, il nostro assistente lo ha incontrato per la visita ad limina, e papa Benedetto gli ha ripetuto il saluto dell’Acr: «uno, due, tre, quattro, cinque, sei ciao!»). Il suo abbraccio è stato come sempre caloroso e paterno verso tutta l’Azione Cattolica, che ha voluto anche in quell’occasione ringraziare per la fiaccolata dello scorso 11 ottobre, in occasione del cinquantesimo del Concilio Vaticano II.
Sorpresi e commossi non ci sentiamo né smarriti, né preoccupati, perché siamo certi che papa Benedetto ci saprà condurre anche in questi ultimi giorni di responsabilità con la sua tenacia, laboriosità, umiltà e intelligenza che lo hanno sempre caratterizzato. Tutta l’Azione Cattolica si raccoglie in una preghiera di ringraziamento e di invocazione a Dio per la sua Chiesa.
Franco Miano, Presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana
Mons. Domenico Sigalini, Assistente ecclesiastico generale dell’Azione Cattolica Italiana

giovedì 7 febbraio 2013

Un’Europa da completare: unità politica e valori comuni


XXXIII Convegno Bachelet 
(Roma, 8 e 9 febbraio 2013 - Domus Mariae, via Aurelia 481)

Guardare all’Europa intuendone le ricchezze e le potenzialità, senza nascondersi i limiti e le fatiche, convinti però che senza Europa oggi sia difficile pensarsi dentro il contesto politico, economico e sociale nel quale ci troviamo. È questo l’intento del XXXIII Convegno Bachelet, “Un’Europa da completare: unità politica e valori comuni”, tradizionale appuntamento culturale che la Presidenza nazionale dell’Azione Cattolica Italiana e l’Istituto “Vittorio Bachelet” per lo studio dei problemi sociali e politici dedicano ogni anno all’amato presidente, ucciso dalle Brigate Rosse il 12 febbraio 1980. In programma a Roma, presso la Domus Mariae, in via Aurelia 481, da domani pomeriggio (con inizio alle ore 15.00) a sabato mattina (con inizio alle ore 9.00).
Da attento osservatore di ciò che si muoveva all’indomani della seconda guerra mondiale sul suolo europeo, così scriveva Vittorio Bachelet nel 1953: «L’Europa non è facile a farsi e non manca chi già accusa di lentezza il processo di unificazione europea: ma l’unificazione democratica sulla base della discussione e della collaborazione, non può essere che lenta: solo così si riesce a individuare quel bene comune che è veramente bene di tutti».
Sessant’anni dopo quell’intuizione politica è ancora innanzi a noi. Tanta è la strada fatta: il numero dei paesi membri, gli ambiti di intervento europeo, le frontiere abbattute, i diritti tutelati. Tanta è la strada da fare: il completamento dell’unità politica e la costruzione di una unità, pur nella diversità, dei popoli e delle culture.
Nell’ultimo anno l’Europa è stata protagonista della scena pubblica, mostrando la sua presenza su molte delle decisioni dei paesi dell’Unione, ponendosi come interlocutore principale nella soluzione della crisi. Questa esposizione ha evidenziato come sia impensabile oggi muoversi a livello nazionale per domare i mercati e salvare la democrazia ma allo stesso tempo ha portato nuovamente a galla l’antieuropeismo che continua a essere strisciante sia in alcuni governi, sia negli stessi cittadini europei. La crisi finanziaria si è infatti trasformata spesso in una crisi sociale e di fiducia nelle stesse istituzioni europee. È dunque in una situazione di ponte e di passaggio che ci troviamo e che a tutti richiede sapienza e lungimiranza, affinché non vada perduto il cammino fatto, smarrito l’orizzonte.
Al XXXIII Convegno Bachelet interverranno: Gian Candido De Martin, presidente del Consiglio scientifico dell’Istituto “Vittorio Bachelet”, Lucio Caracciolo, direttore di Limes, Ugo De Siervo, presidente emerito della Corte Costituzionale, Leonardo Becchetti, Università “Tor Vergata”, Fabio Mazzocchio, Università di Palermo, mons. Domenico Sigalini, assistente generale dell’Ac, Lorenzo Caselli, Università di Genova, Filippo Andreatta, Università di Bologna, Francesco Malgeri, Università “La Sapienza”, mons. Pero Sudar, vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Sarajevo, Ilaria Vellani, direttore dell’Istituto “Vittorio Bachelet”, Franco Miano, presidente nazionale Ac.


Roma, 7 febbraio 2013