Dal Diario spirituale
di Giuseppe Toniolo
5 giugno 1882 […]
Ah! Sì, confesso mio Dio, prostrato innanzi a voi, che siete
colui che è, mentre io sono colui che non è; d’essere propriamente nulla, nulla
sapere e potere nell’ordine naturale e soprannaturale senza il benignissimo
vostro aiuto e senza la vostra grazia. Confesso di essere per la natura mia
corrotta dalle origini e peggio guastata dalle mie tristi abitudini, la stessa
miseria; niuno più incostante, niuno più irrequieto, niuno più fragile, niuno
più prono al male di me: l’esperienza di trenta anni me ne moltiplica le prove,
la voce del mio stesso confessore me lo conferma. Oh! Come sarei nel fondo di
ogni pervertimento e corruttela, se un abisso di misericordia vostra non mi
avesse finora prevenuto, circuito, quasi direi perseguitato! […]. Ma deh! Mio
Dio, che vi siete umiliato ed esinanito, per così dire, per me, che
coll’esempio di una vita di trentatrè anni pare che non abbiate voluto
insegnarmi fuorché l’umiltà in tutte le circostanze, sotto tutte le forme, mio
Dio, che espressamente mi ingiungete di essere umile, sotto minacce terribili
di non entrare nel regno dei cieli, che amorevolmente mi invitate ad apprendere
da voi non a far miracoli, ma ad essere umile e mite di cuore, mio Dio, mio
Gesù, mio maestro datemi questa sovrana virtù dell’umiltà.
Io lo desidero ardentemente e ve ne prego insistentemente: io non voglio più resistere a voi, perché voi non resistiate a me, bensì mi largiate abbondante la grazia: sottraetemi alle insidie, alla fallacia, alla tirannia della superbia; fate il mio cuore simile al vostro, affinché in grazia della umiltà sincera, profonda, costante, che moderi la mia mente, che informi il mio sentire, che governi le mie azioni, che si traduca nella mia vita interiore ed esteriore, io meriti la grazia preziosa di conoscere ed adempiere la vostra adorabile volontà, di correre lietamente le vie dei vostri comandamenti, in una parola di amarvi. O Gesù ricordatevi dell’umiltà della madre vostra e mia Maria, ed esauditemi. Eterno Padre, vi offro l’umiltà del vostro figlio Gesù, ad ottenimento di questa suprema virtù, fondamento d’ogni vita cristiana, condizione a modellarsi sulle vostre infinite perfezioni. Io lo spero e ne do lode a voi colla mia profonda gratitudine, di quest’uomo poverello, che è nulla, e in voi potrà tutto.
(Giuseppe Toniolo, Voglio farmi santo, a cura di D. Sorrentino, Presentazione di G. Gervasio, AVE, Roma 1995, pp. 54 – 56)
Io lo desidero ardentemente e ve ne prego insistentemente: io non voglio più resistere a voi, perché voi non resistiate a me, bensì mi largiate abbondante la grazia: sottraetemi alle insidie, alla fallacia, alla tirannia della superbia; fate il mio cuore simile al vostro, affinché in grazia della umiltà sincera, profonda, costante, che moderi la mia mente, che informi il mio sentire, che governi le mie azioni, che si traduca nella mia vita interiore ed esteriore, io meriti la grazia preziosa di conoscere ed adempiere la vostra adorabile volontà, di correre lietamente le vie dei vostri comandamenti, in una parola di amarvi. O Gesù ricordatevi dell’umiltà della madre vostra e mia Maria, ed esauditemi. Eterno Padre, vi offro l’umiltà del vostro figlio Gesù, ad ottenimento di questa suprema virtù, fondamento d’ogni vita cristiana, condizione a modellarsi sulle vostre infinite perfezioni. Io lo spero e ne do lode a voi colla mia profonda gratitudine, di quest’uomo poverello, che è nulla, e in voi potrà tutto.
(Giuseppe Toniolo, Voglio farmi santo, a cura di D. Sorrentino, Presentazione di G. Gervasio, AVE, Roma 1995, pp. 54 – 56)
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