Non era un profeta di sventura chi
chiedeva, in tempi non sospetti, la riforma della legge elettorale e un drastico
rinnovamento – all’insegna della trasparenza e della moralità - della politica.
Tante realtà della società civile, compresa l’Azione cattolica, si sono spese
con forza per lanciare, su questi temi, messaggi chiarissimi a tutti i partiti.
Ma nulla è stato cambiato.
L’esito del voto è dunque il frutto
amaro di scelte, o meglio non-scelte, compiute con la vana speranza che anche
l’Italia fosse rimasta placidamente immobile come la politica. Invece
il Paese è cambiato, la crisi economica ha in parte aperto gli occhi e in tanti
sono divenuti molto più esigenti verso la classe dirigente. È iniziato con
senso d’inquietudine misto a frustrazione e protesta la ricerca di una nuova
offerta politica più vicina alle esigenze dei territori e delle persone. Ma non
si è trovato nei partiti cosiddetti “tradizionali” quella reale e radicale
volontà di cambiamento che pure sembrava dover fare seguito ai fatti del
novembre 2011. Allo stesso tempo, dobbiamo registrare come un dato di fatto la
tendenza di larghe sacche di voto a costruire il consenso più intorno a
promesse, miraggi o aneliti distruttivi che intorno alla reale situazione del
Paese. A fronte di questo dato, occorre che ad interrogarsi siano non solo la
politica ma anche tutte le realtà del panorama informativo, formativo ed
educativo.
Ora dunque ci troviamo di fronte a un
bivio. Centrodestra e centrosinistra hanno tra le mani primati d’argilla e
risicatissimi. Possono usarli per insistere nella gara a chi colpisce con più
forza le fondamenta e i nervi fragili del Paese. Oppure esercitarli con
responsabilità. Coinvolgendo anche, in un nuovo clima di pace politica che sia
preludio di pace sociale, la componente montiana e – per quanto possibile - la
folta e giovane rappresentanza del Movimento 5 Stelle. Guardando al Paese, non
mancano obiettivi che accomunano: in primis – stavolta da concepire come prima
riforma, e non come ultima – il cambiamento dell’attuale orribile legge
elettorale, vergogna democratica di cui portiamo lo stigma ovunque nel mondo;
un pacchetto minimo di riforme istituzionali che snellisca lo Stato e le sue
articolazioni sul territorio, riduca il numero dei parlamentari e della classe
politica a ogni livello territoriale e diminuisca considerevolmente i costi
della politica; una ricetta economica improntata a realismo per tenere insieme
gli equilibri finanziari, la credibilità internazionale e sui mercati e il
rilancio dell’economia attraverso la creazione di lavoro per i giovani e il
sostegno alla famiglia.
In un momento in cui l’Italia ha gli occhi
sgranati dinanzi ad uno spettacolo disarmante, l’Azione cattolica vuole ancora
credere in un miracolo di corresponsabilità.
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